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"Se falliamo a Mosca è guerra". Hollande e Merkel, ultime carte

Chance finali per la pace, ma la Cancelliera tedesca parla di esito incerto. Putin: vogliamo collaborare. E Berlusconi: l'Italia tace sulla follia di uno scontro con la Russia

"Se falliamo a Mosca è guerra". Hollande e Merkel, ultime carte

Sarà oggi il giorno della svolta per l'Ucraina? Le premesse non sono state incoraggianti. Dopo il vertice di venerdì a Mosca tra Vladimir Putin, Angela Merkel e François Hollande per fermare un conflitto che continua a mietere vittime e ad alzare la tensione tra Russia e Paesi occidentali, c'è poco da stare allegri. Ieri il presidente francese è stato lapidario: «Se la nostra proposta di pace fallirà, l'unico scenario è la guerra». Meno apocalittica la cancelliera tedesca, che alla Conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco ha cercato di stemperare le tensioni ma senza troppo ottimismo: «Dopo i colloqui a Mosca, posso dire che è incerto che questi abbiano avuto successo ma ha certamente avuto valore il tentativo. Vogliamo forgiare la sicurezza dell'Europa insieme, anche con la Russia, mantenendo la sicurezza e l'ordine - ha detto la Merkel -. È fondamentale per affrontare sfide internazionali, come la proliferazione delle armi di distruzione di massa o il terrorismo». Perciò, ha proseguito la cancelliera, «dobbiamo definire insieme delle soluzioni» e tutto questo dimostra che «la cooperazione con la Russia su questioni importanti è possibile". Non a caso la Merkel e Hollande avrebbero incaricato propri esperti di stendere un piano da presentare nel colloquio telefonico di oggi tra i leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina. Sul caso, al quale il nostro Paese assiste impotente, interviene Silvio Berlusconi: «È inaccettabile che si rischi la guerra con la Russia senza che l'Italia faccia sentire la sua voce per fermare questa follia», ha detto ieri l'ex premier.

Al vertice di Monaco, oltre ai rappresentanti dei governi Ue, hanno partecipato anche il vice presidente americano Joe Biden, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il presidente ucraino Petro Poroshenko. La linea della Casa Bianca è nota: gli Stati Uniti considerano Mosca una minaccia e, oltre a versare cospicui aiuti finanziari all'Ucraina, ora spingono per fornire anche armamenti in funzione anti russa. «Il fine degli Usa non è indebolire l'economia della Russia ma Putin deve decidere se uscire dall'Ucraina o pagare un prezzo caro con le sanzioni», ha affermato Biden. L'Europa però non è sulla stessa lunghezza d'onda e in queste giornate convulse sono emerse divisioni anche all'interno della stessa Unione. La cancelliera tedesca ha spiegato che l'Ue vuole lavorare alla sicurezza «con la Russia, non contro» e ha preso subito le distanze dai piani di armamento americani: «Se è vero che la soluzione non può essere militare, fornire armi non è la soluzione», ha sentenziato la Merkel.

Il presidente ucraino, dal canto suo, invoca una tregua immediata ma, allo stesso tempo, ha chiesto che all'Ucraina vengano consegnate «armi non letali». Quali siano queste armi Poroshenko non l'ha spiegato, ma dubitiamo che intenda affrontare i carri armati russi con manganelli e spray al peperoncino.

Gli americani da qualche tempo non sembrano confidare molto nella diplomazia. Philip Breedlove, comandante delle forze armate degli Stati Uniti e della Nato in Europa, non nasconde i rischi di un'escalation militare. Anzi: «Non penso che dovremmo escludere la possibilità di un'opzione militare», spiega. La Nato si sta preparando proprio a questo. I vertici dell'Alleanza, infatti, hanno deciso pochi giorni fa di creare una forza d'intervento rapido nell'Est Europa per fronteggiare un'ipotetica invasione russa. Insomma, sembra di essere tornati in piena guerra fredda, ma questa volta la maggioranza dei Paesi europei non ne vuole sapere di confronti armati e, a differenza dell'America, non considerano la Russia una reale minaccia alla sicurezza.

Se l'Europa appare prudente, Mosca sembra invece ottimista sul successo dei colloqui di pace. «Non vogliamo combattere con nessuno - ha detto ieri Putin -, ma intendiamo collaborare con tutti».

Parole che confermano l'intenzione di trovare una soluzione diplomatica, come ha auspicato a Monaco anche il ministro degli Esteri russo Lavrov: «I negoziati continueranno e crediamo che ci siano buoni presupposti per una soluzione al conflitto».

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