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Se ne va la ministra anti migranti al suo posto un figlio di pakistani

Il pasticcio dei diritti negati agli immigrati fatale alla Rudd Brexit, governo ko: voto in aula in caso di mancata intesa

Se ne va la ministra anti migranti al suo posto un figlio di pakistani

Londra - Fuori la paladina dei Remainers che dice le bugie, dentro il figlio euroscettico di due immigrati pachistani. C'è stato veramente un gran viavai ieri ai vertici del ministero degli Interni britannico. Amber Rudd, travolta dallo scandalo «Windrush», nella notte tra domenica e lunedi alla fine ha rassegnato quelle dimissioni chieste ormai da settimane dall'opposizione laburista. E Theresa May, grata di aver avuto alcune ore per pensare al successore, ha chiamato il Segretario per le Comunità e le autorità locali, Sajid Javid a tirarla fuori dall'ennesimo pantano, comunque e sempre legato alla Brexit. Cosa c'era infatti di più ghiotto, per i media e per gli europeisti, di un caso basato su immigrati, arrivati nel Paese negli anni Settanta per ricostruirlo a cui era stato riconosciuto il diritto a rimanervi per sempre, che sono invece stati trattati dalle autorità come immigrati clandestini?

Migliaia di caraibici, la «generazione Windrush» appunto, venuti nel Regno Unito con la prima ondata migratoria, sono persone che hanno tutto il diritto di vivere qui, ma spesso non hanno i documenti per dimostrarlo, soprattutto quelli arrivati quando erano dei bambini. Molti di loro erano stati quindi ingiustamente minacciati di dover lasciare il Paese, a quanto pare a causa di una politica troppo zelante relativa alla riduzione dell'immigrazione illegale e per questo sia la Rudd che la May avevano dovuto scusarsi pubblicamente qualche settimana fa.

L'ex ministro degli Interni però aveva fatto ricadere la colpa su i suoi assistenti, negando che il suo dipartimento avesse mai programmato dei precisi obiettivi da raggiungere in materia. Peccato che un documento proveniente dai suoi uffici, che diceva esattamente il contrario, era stato fatto arrivare ai media il giorno dopo le sue dichiarazioni. Neppure la May, a sua volta ministro degli Interni per un periodo, è stata risparmiata. Ad ammettere di esser stata a conoscenza che questi target esistevano è stata lei stessa in un'intervista televisiva. «Quando ero ministro io ha dichiarato questi obiettivi c'erano. É una cosa importante, se parlate con I cittadini, vi dicono che vogliono essere rassicurati che il governo stia facendo qualcosa nei confronti delle persone che vivono qui illegalmente».

Non è chiaro se la nomina di Sajid Jadid, ministro di 48 anni, pupillo dell'ex tesoriere George Osborne, figlio di pachistani arrivati a Londra nel 1961 e il primo della sua famiglia a frequentare l'università, sarà sufficiente a raffreddare gli animi infervorati dal caso Windrush. Molti si chiedono se la Rudd sia stata alla fine soltanto «uno scudo» per difendere la May e le sue politiche. Una vittima sacrificale, tradita dai suoi più stretti collaboratori e «sacrificabile» sull'altare della Brexit dato che Rudd non ha mai fatto segreto di essere profondamente ostile all'uscita dall'Europa.

Forse, con lei fuori gioco la premier pensa di aver vita più facile almeno nell'esecutivo. Perchè è certo che in Parlamento la situazione continua ad essere molto turbolenta.

Proprio ieri il governo ha subito un'altra pesante sconfitta alla Camera dei Lords dove è stato approvato a maggioranza un altro emendamento all'articolo 49 del «Brexit Bill» che da ulteriori poteri al Parlamento sulla decisione finale, tra cui la possibilità d'intervenire direttamente nel caso non sia raggiunto un accordo definitivo entro il 29 febbraio del 2019.

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