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La sfida di Marine: il boom di voti ora non basta più

Il Front National sfiora i 7 milioni di consensi: nuovo record storico. Le Pen orienterà la politica dei prossimi anni, ma può conquistare l'Eliseo?

La sfida di Marine: il boom di voti ora non basta più

Niente feste, nessun trionfalismo, piuttosto una seduta collegiale di auto-analisi all'interno di ciascun partito, nessuno dei quali può definirsi vincitore fra i tanti vincitori. Nel day-after delle Regionali in Francia il «Fronte repubblicano» che ha sbarrato la strada al Front National di Marine Le Pen tira un sospiro di sollievo ma non festeggia. L'esito dei ballottaggi - 7 a 5 a favore del centrodestra e nessuna regione all'estrema destra - non regala né al Partito socialista di François Hollande né ai Républicains di Nicolas Sarkozy il gusto del trionfo e nemmeno quello di una godibile vittoria. I socialisti si sono autocondannati all'esclusione dal potere in tre regioni, almeno fino al 2021, pur di fermare l'avanzata del Front National. E il centrodestra, senza i voti del «soccorso rosso», probabilmente avrebbe dimezzato il proprio risultato, come ha sottolineato proprio la vice di Sarkozy, Nathalie Kosciusko-Morizet, che per questo, nelle prossime ore, con molta probabilità perderà il suo posto. Ora tutte le energie dovranno confluire nella prossima e decisiva battaglia per le presidenziali del 2017. E il paradosso è che, nonostante Marine Le Pen sia la sconfitta di domenica, proprio la leader del FN è l'unica a guidare un partito che porta a casa un record senza precedenti ed è anche la concorrente con cui tutti i partiti sanno che dovranno fare i conti d'ora in poi.Nonostante nessuna delle liste del Front National sia arrivata in testa ieri, il partito di casa Le Pen avanza rispetto al primo turno, quando ha incassato 6 milioni e 20mila voti, e al ballottaggio ne porta a casa quasi 6 milioni e 800mila, battendo il record storico raggiunto al primo turno delle presidenziali del 2012 proprio da Marine Le Pen (6 milioni e 421mila). Un risultato senza precedenti. Che infatti ha spinto Nicolas Sarkozy, nel suo commento a caldo sui risultati, a dire senza esitazioni: «La mobilitazione degli elettori non deve essere usata come pretesto per farci dimenticare l'avvertimento dato al primo turno», quando il Front National ha superato anche i Républicains ed è stato il partito più votato con il 28%. Anche il primo ministro Manuel Valls, paladino della lotta dura contro il FN, gli ha fatto eco poco dopo: «Stasera nessun sollievo, nessun trionfalismo, nessun messaggio di vittoria: il pericolo dell'estrema destra non è scongiurato. È la prova che la politica non riprenderà come prima».Secondo un sondaggio realizzato da Harris Interactive subito dopo il voto di domenica, alle presidenziali del 2017 Marine Le Pen arriverebbe al ballottaggio con il 27% superando sia l'eventuale candidato della destra ed ex presidente Sarkozy che il possibile candidato della sinistra e attuale presidente Hollande, entrambi fermi al 21%. E anche se a correre per i Repubblicani fosse Alain Juppé con un consenso del 29%, Marine arriverebbe comunque al secondo turno, di poco dietro con il 27%, lasciando fuori dal ballottaggio Hollande. L'estrema destra, insomma, è viva e vegeta e nessuno lo nasconde. Ma il vero nodo politico ora è questo, non solo per Marine Le Pen: il Front National è destinato a rimanere un partito di protesta che, come avvenuto nel 2002 con papà Jean-Marie alle presidenziali contro Chirac, puntualmente perde la sfida finale dei ballottaggi? L'esito delle Regionali sembra confermare questa tendenza. Ma il malcontento fra gli elettori francesi cresce ed è destinato ad aumentare dopo il voto del 13 dicembre, che si è dimostrato la prova delle teorie di Marine Le Pen sulla nascita più che di un tripolarismo di un nuovo bipartitismo: da una parte i partiti dell'establishment e dall'altra il Front National. A dar man forte alla leader dell'estrema destra è arrivata ieri Nathalie Kosciusko-Morizet, la numero due dei Repubblicani, che dopo aver contestato la linea del «capo» Sarko, proprio sul «risultato storico» del FN, ha chiesto l'apertura di un dibattito nel centrodestra attaccando ferocemente il «capo»: «Epurare quelli che non sono d'accordo è una vecchia idea stalinista». È l'inizio della battaglia per le presidenziali, che necessariamente dovrà fare i conti con il boom di voti del FN. D'altra parte, l'estrema destra ha imposto la linea delle Regionali e anche quella del post-attentati costringendo Hollande ad adottare molti dei provvedimenti proposti dal Front, anche se dietro il paravento dello «stato d'emergenza». Comunque vada, Marine Le Pen è destinata a orientare la politica dei prossimi anni in Francia. Una magra consolazione per la leader che punta all'Eliseo.

Che ora ha di fronte la sfida più dura: dimostrare che il FN non è solo un partito di protesta, destinato a perire alla prova dei ballottaggi.

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