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Sogin, ultimo atto per la società che chiude le centrali

Commissariamento atteso per domani: in pole position un generale della Finanza o un prefetto

Sogin, ultimo atto per la società che chiude le centrali

Il recente via libera del Parlamento europeo al nucleare come fonte green ha riacceso il dibattito nella comunità scientifica sul futuro dell'atomo italiano, nella speranza di riannodare un filo spezzato dopo i referendum del 1986 e del 2011. L'energia nucleare è considerata da molti esperti l'unica risposta plausibile alla crisi energetica e all'esplosione dei consumi legati al prossimo boom dell'auto elettrica. Ma c'è il serio rischio che il grande patrimonio di conoscenze scientifiche venga disperso in mille rivoli. L'incognita maggiore è Sogin, al centro di un'inchiesta della magistratura romana che alcune fonti danno quasi agli sgoccioli. Nel mirino dei pm, come anticipato dal Giornale, ci sono i manager legati a Pd e M5s che hanno gestito - in modo alquanto fallimentare, stando ai risultati, la delicata questione del famigerato Deposito nazionale unico delle scorie grazie ai miliardi di euro presi dalle bollette (alla voce oneri di gestione). Anche per questo motivo domani verrà commissariata e probabilmente smantellata. Accantonata l'ipotesi di un manager proveniente dal Mise, in pole ci sarebbero un generale della Guardia di Finanza già alle dipendenze di Palazzo Chigi o un prefetto, ma c'è il nodo del subcommissario su cui sta lavorando l'esecutivo.

A preoccupare il governo c'è il filone che porta all'azienda slovacca Javys, forte di due appalti milionari senza gara pubblica per il trattamento delle resine e dei fanghi radioattivi della centrale nucleare di Caorso, recentemente rinnovati, non senza polemiche e strani licenziamenti come l'ex amministratore delegato della controllata Nucleco, Luca Cittadini, contrario al rinnovo. Nei giorni scorsi ci sono stati diversi interrogatori, condotti dalla Procura e basati sulle carte sequestrate agli indagati dalla Guardia di Finanza romana. Nel mirino l'ex amministratore delegato Sogin Emanuele Fontani (nominato nel 2019 da Luigi Di Maio) e l'ex Gdf Luigi Cerciello Renna, ma anche i rapporti tra l'ex presidente Nucleco Alessandro Dodaro, il manager di area Pd Ivo Velletrani, il dirigente Sogin Francesco Troiani e l'avvocato Piersante Morandini, rappresentante in Italia di Javys e partner di Sogin, amico dell'ex premier slovacco Robert Fico, politico coinvolto nell'omicidio di un giornalista che lavorava su una pista legata alla 'ndrangheta.

È proprio sul futuro della centrale di Caorso che il governo gioca la partita più importante: nel Pnrr c'è un progetto - già finanziato con 800 milioni di euro - che prevede di trasformarla in un deposito per opere d'arte da utilizzarsi in caso di calamità naturali e sede di start-up, industrie culturali e creative e laboratori di restauro. Peccato che Caorso sarebbe perfetto per «testare» i progressi sul nucleare di ultima generazione, come ricorda al Giornale il professore ordinario del Massachusetts Institute of Technology Bruno Coppi, che da molti anni porta avanti con il Mit nei laboratori dell'Enea il progetto Ignitor, un reattore nucleare a fusione sperimentale che ha il pregio di avere tempi di realizzazione più brevi e quindi di costare (e potenzialmente inquinare) molto meno del progetto Euro-Fusion, du cui non si intravede uno sbocco. Gli studi sul plasma sono già molto avanzati, la costruzione del nocciolo della macchina per un test a Caorso, «che ha le strutture e la connessione all'alimentazione elettrica necessaria per questo tipo di macchine, oltre ad avere personale già presente sul sito», spiega Coppi al Giornale, sarebbe decisivo per capirne fino in fondo le potenzialità. «Non possiamo perdere per l'ennesima volta la possibilità di ricoprire un ruolo di guida sullo scenario internazionale». Il dossier è sul tavolo del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e del premier Mario Draghi, che al Mit è di casa.

Nei prossimi giorni si capirà qualcosa di più.

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