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Stadi devastati e botte: il calcio italiano è peggio di "Gomorra"

Danni all'Ossola di Varese, schiaffi ai calciatori del Cagliari e derby blindato a Terni. È davvero tempo di ribellarsi agli ultras una volta per tutte

Stadi devastati e botte: il calcio italiano è peggio di "Gomorra"

Ultime notizie da calcio-Alcatraz: un manipolo di delinquenti ha devastato ieri notte lo stadio di Varese, intitolato a Franco Ossola, ala del Grande Torino che concluse la sua storia, ma non la sua leggenda, nella tragedia di Superga. Porte divelte, campo di gioco deturpato, lerciate le panchine, scritte volgari contro il club, impossibile giocare la partita tra Varese e Avellino, l'incontro è stato rinviato.

A Terni, prima del derby con il Perugia, fermato un ultras ternano che trasportava, a bordo della sua vettura, il classico bagaglio appresso del vero tifoso nostrano: bastoni, bombe carta e ordigni vari pronti all'uso contro i nemici perugini. Se il continente calcistico è questo non si sta meglio sulle isole: a Cagliari gli hooligans sardi hanno fatto irruzione nello spogliatoio della squadra prendendo a schiaffi i calciatori e minacciandoli di altre lezioni, squadra sotto choc, come ha ribadito l'allenatore Zeman, ma nessuna notizia vera dei dirigenti del club, anzi hanno ridimensionato l'accaduto, gli aggressori sono dei bravi ragazzi, si è trattato di un confronto, i segni sul viso dei calciatori sono dovuti al caldo sole dell'isola.

A Roma mille agenti di polizia sono pronti a tenere sotto controllo la vigilia della partita contro l'Atalanta, in programma oggi all'Olimpico: rischio di disordini dopo le parole forti di James Pallotta che ha definito i tifosi, che avevano esposto lo striscione contro la madre di Ciro Esposito, dei fottuti idioti, in originale slang bostoniano. La frase è stata immediatamente recepita e tradotta, sia dai fottuti, sia dagli idioti che hanno risposto secondo fair play e preannunciata lotta continua contro l'americano e i suoi sodali. Angelino Alfano, ministro degli Interni, ha annunciato con fierezza che quattro «espositori» dello striscione sono stati identificati e saranno colpiti dal daspo, tradotto sarebbe «Divieto di Accedere alle manifestazioni sportive», una terribile (mi viene da ridere) sanzione per i soliti noti che se ne fottono di leggi, norme, regolamenti, sentenze e continuano a okkupare stadi, spogliatoi, luoghi di ritiro delle squadre, spesso con la complicità e l'omertà dei calciatori e dei dirigenti, aggirando ostacoli, divieti, punizioni.

È il nostro meraviglioso pubblico, quello che riempie le curve, che spara mortaretti, accende fumogeni (qualche magistrato si occuperà un giorno della tossicità di certi gas?) come in nessun altro stadio dell'Europa calcistica che conta, dall'Inghilterra alla Spagna, dalla Germania alla Francia, è la folla di razzisti veri, non contro il colore della pelle ma contro chiunque è avversario, popolo di sfacciati senza il quale il football non avrebbe senso, si dice e si scrive così, anche se non ho ancora capito quale sia il senso di dare spazio, credito, potere a questa ciurma, ormai padrona dell'evento. Sono la Gomorra del nostro calcio senza che nessuno osi ribellarsi davvero, perché le parole di James Pallotta hanno avuto tiepide reazioni e solidarietà di opportunismo degli altri presidenti, molti dei quali sono sotto schiaffo, timorosi, impauriti. Se Pallotta vuole bonificare gli stadi (l'educazione americana non prevede e non immagina atti di violenza nei siti dello sport), il suo sodale di Genova, Massimo Ferrero, inquietante e folkloristico presidente della Sampdoria, si oppone all'idea e sottoscrive striscioni, insulti e volgarità del popolo pubblico che attorno gli sta e lo esalta.

Alfano ha poco da essere orgoglioso, provi a frequentare una curva e non una tribuna d'onore (anche se in questo settore vedo e sento di ogni), comprenderà che il divieto di accesso allo stadio è un buon titolo per i giornali ma provoca il solletico ai colpevoli che se la spassano e si infilano ovunque. Piuttosto, dopo aver smascherato identità e volto a parenti, amici e vicini di casa, li spedirei ai servizi sociali immediati, lavorando gratis per ripulire stadi, treni, bus, strade da loro distrutte, insudiciate, devastate, tutto a costo zero, tra gli applausi del resto dei cittadini.

La cronaca si ferma, come sempre. Ieri si è giocato, oggi si rigioca, il sindacato dei calciatori finge di esistere e non reagisce, la Lega al massimo bussa a denari, la Federcalcio è impegnata altrove.

Dopo un gol, tutti pronti alle solite corse fanatiche sotto le curve. Non per liberare la gioia ma per confermare la sottomissione ai ricattatori.

Si replica.

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