Elezioni politiche 2022

"Strappiamo le tessere se arriva lui". Di Maio scatena la guerra nel Pd

Dopo la rabbia dei dem di Bibbiano, scoppia la bufera nei circoli di Napoli. Gasparri stronca il titolare della Farnesina: “Prima fonda un partito, poi scappa per un seggio”

"Strappiamo le tessere se arriva lui". Di Maio scatena la guerra nel Pd

L’ammucchiata sancita da Enrico Letta e Carlo Calenda potrebbe costare parecchio alla sinistra. L’alleanza Pd-Azione ha scontentato parecchi attori. Fratoianni e Bonelli, rispettivamente per Sinistra italiana e Europa Verde, sono pronti a rompere l’intesa con i dem. Ed è tutto da scrivere il futuro di Luigi Di Maio, campione di giravolte. Dopo la rottura con il M5s, il ministro degli Esteri ha fondato Impegno Civico, ma è pronto a candidarsi con il Pd per entrare a fare parte dei “paracadutati”.

Si è parlato molto di una possibile candidatura a Modena, non lontano da Bibbiano. Sì, il paesino del reggiano finito al centro del dibattito pubblico per l’inchiesta “Angeli e Demoni”. Prima dell’inciucione giallorosso, Di Maio aveva espresso parole durissime contro il Pd locale. Dichiarazioni evidentemente dimenticate, considerando che ora il titolare della Farnesina è pronto a cucirsi il simbolo dem sul petto pur di strappare una poltrona. Uno scenario non accolto di buon grado dagli esponenti del territorio. "Inutile negarlo, non nascondo che la nostra comunità locale abbia sofferto tanto e che da Di Maio si aspetterebbe ancora delle scuse", l’affondo di Stefano Marazzi, segretario Pd di Bibbiano.

Ma non è finita qui, perché Di Maio ha scatenato una bufera anche nei circoli dem a Napoli. “Se si candida nel Ps strappo la tessera. Meglio che lo sappiate”. O ancora:“Se mettete Di Maio, mi dispiace ma andrò altrove. Non abbiamo una dignità”. Questi solo alcuni dei messaggi che stanno circolando tra iscritti e segretari dem, come riporta Repubblica. Clima di altissima tensione, in attesa delle scelte del Nazareno. Salvatore Barbato, responsabile del tesseramento del Partito Democratico napoletano, non ha usato troppi giri di parole:“Se candidano Di Maio in un collegio emiliano dovrò rivedere la mia scelta il 25 settembre”. Dalla segreteria provinciale, per il momento, nessun commento.

“Gigino” mette a repentaglio la tenuta del Partito Democratico. E non mancano le ironie sul percorso dell’ex bibitaro. “Le avevamo viste tutte. Ma quella di uno che fonda un partito e per paura di non essere eletto si candida in un altro ci mancava”, la stoccata dell’azzurro Maurizio Gasparri: “Siamo all'incredibile. Un fondatore di un partito all'esordio che si rifugia in un altro per avere lui un posto sicuro e abbandonare i compagni di avventura alla loro sorte, probabilmente infausta sotto il 3% e con zero seggi. Questo è il bilancio al momento di Di Maio, Gigino il moderato, Gigino che doveva innovare la politica. Nemmeno il peggiore del passato ha mai tentato una manovra del genere, tipo 'fondo il partito e scappo, a me interessa il seggio. Di chi mi ha seguito chi se ne frega’.

Questa la sintesi”.

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