Mondo

Il terremoto fa strage di bambini

Spazzata via una scuola elementare, 11 vittime a un battesimo. Oltre 250 i morti

Il terremoto fa strage di bambini

Città del Messico - Mentre continuano ad aumentare morti e feriti, il Messico reagisce con coraggio all'ennesimo terremoto che l'ha colpito. Quello dello scorso 7 settembre, con epicentro nello stato del Chiapas, aveva causato 98 morti. Ma stavolta il bilancio è oltre 250 morti - cifra purtroppo destinata a salire - una cinquantina di edifici crollati nella sola Città del Messico, scene apocalittiche causate da generatori di luce esplosi e tantissime catene umane. Di soccorritori professionisti della protezione civile così come di comuni cittadini che hanno prestato i primi soccorsi e aiutato a scavare con le mani. Ai 7.1 gradi di magnitudo della scossa dell'altroieri il Paese ha infatti risposto con la generosità di chi ha aperto le proprie reti Wi-Fi vicino alle case crollate per permettere a chi era sotto le macerie di comunicare la propria posizione col cellulare. Di chi ha messo a disposizione le proprie case o l'auto per aiutare i soccorritori. Senza parlare di Team rescue allertati ad hoc per salvare anche gli animali domestici intrappolati negli edifici coi padroni. E ovunque sui social aumentano gli avvisi di scomparsi. Chi cerca la moglie, chi il fratello, chi la nonna. E su Twitter sono finiti i pochi bambini che si sono salvati dal crollo di una scuola, pienamente funzionante al momento della scossa avvenuta alle 13 e 14 locali. Scuola elementare - la Enrique Rebsamen di Villa Coapa a sud della capitale che si è sbriciolata come fosse di carta. Oltre una trentina i bambini morti insieme ad almeno quattro adulti, probabilmente i maestri e - benché il processo di evacuazione fosse partito subito sono solo una decina quelli trovati vivi sinora mentre ancora una trentina sono desaparecidos. Alcuni sono stati salvati dai vicini che hanno poi postato su Twitter le loro foto perché i genitori potessero riconoscerli e mettersi in contatto.

Nella scuola che è diventata il simbolo in tutto il mondo di questo terremoto, da due giorni genitori disperati aspettano fuori in attesa di notizie. Papà come Leonardo, che alcuni soldati aiutano a stare in piedi. Uno dei bambini trovati morti sembra essere infatti suo figlio. Alle grida dell'uomo sono intervenuti subito i medici ma l'uomo non vuole seguirli. «Fino a che non avrò notizie certe di mio figlio Alfredito non mi allontanerò da qui». Il Messico ai terremoti è abituato e da quello del 1985 - di cui proprio il 19 settembre per ironia della sorte si commemoravano i 32 anni - e dai suoi 10 mila morti molto ha imparato. Ha ricostruito da allora molti suoi edifici con criterio antisismico e questo spiega perché nella gigantesca Città del Messico a crollare siano stati appena una cinquantina. Non solo, ma i messicani sono sottoposti a continue esercitazioni di evacuazione. Purtroppo a farne le spese sono stati i quartieri e i centri più poveri, dove le case sono andate giù come castelli di carte e le persone non hanno avuto via di scampo. Da qui la richiesta di aiuto del ministro degli Esteri Luis Videgaray all'Onu perché mandi macchinari adatti alla ricerca tra le macerie. Tra i centri simbolo in questo senso la cittadina di Jojutla dove è venuto giù tutto mentre a Puebla una chiesa è crollata mentre si celebrava un battesimo provocando 11 morti.

Intanto il Messico, per il quale ha espresso il cordoglio anche Papa Francesco, ha indetto tre giorni di lutto nazionale.

Commenti