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Thailandia, c'è un varco Ma sta finendo l'ossigeno

Scoperto un cunicolo da cui estrarre i prigionieri Il governatore: «Per ora non si possono salvare»

Thailandia, c'è un varco Ma sta finendo l'ossigeno

È più profonda la speranza dello scoramento, giù nella grotta di Tham Luang, in Thailandia, dove si contano i giorni passati e quelli da passare, si guardano i bollettini meteo, si fanno i calcoli dei punteggi di ogni mano della grande partita a poker che un intero Paese sta giocando contro il destino, posta in gioco i dodici piccoli calciatori, dagli undici ai sedici anni, rinchiusi là sotto dal 23 giugno con il loro coraggioso allenatore a tenerne in alto i cuori.

La speranza è quella di un percorso individuato ieri, un camino di collegamento tra l'esterno e la camera sotterranea in cui la squadra di calcio è bloccata. Una novità che attenua un po' l'angoscia per la prima e si spera unica vittima di questo romanzo popolare globale, Samam Poonan, un sommozzatore thailandese, ex militare, di 38 anni, che stava operando come volontario, morto per mancanza di ossigeno. Già, perché anche a causa dell'affollamento, l'ossigeno sta drammaticamente diminuendo là sotto. Ormai al 15 per cento, un livello già sotto il livello di guardia considerando che la percentuale presente nell'aria che respiriamo è del 21. Tra le tante idee chissà quanto realizzabili c'è anche quella di far arrivare ossigeno ai ragazzini attraverso una pompa lunga diversi chilometri.

Si guarda e si riguarda l'orologio, anche perché da domani, domenica, dovrebbero tornare le piogge che potrebbero allagare ancora di più le grotte e il percorso per la salvezza. Per questo si pensa con speranza al nuovo cunicolo che si trova a 150-200 metri di distanza dalla grotta e sarebbe un passaggio largo circa un metro scoperto grazie anche alle segnalazioni dei ragazzi che avevano udito un gallo fare chicchirichì fuori dalla loro umida grande prigione.

Tra ottimismo e ansia, l'impressione è che comunque la mano decisiva si stia per giocare. Il destino sta già mischiando le carte pronto a distribuirle. Il sommozzatore belga Ben Reymenants, parlando al sito di informazione hin.be, illude alludendo a un inizio imminente delle operazioni di salvataggio. I ragazzi verrebbero portati fuori a due a due per «un percorso difficile, attraverso un labirinto di corridoi, con molte immersioni e arrampicate. Ma sia la corrente sia la visibilità sott'acqua sono buone e i ragazzi non devono nuotare molto: hanno una maschera di ossigeno e saranno quasi sempre tenuti per mano da uno dei subacquei». Il sorriso dei soccorritori si allarga, poi piano piano si restringe quando il capo delle operazioni, Arpakorn Yookongkaew suggerisce prudenza. Ancora prudenza. Poi il ministro dell'Interno, il generale Anupong Paochinda, giunto ieri sul posto, nicchia a dare il via libera all'all in. Infine il governatore di Chiang Rai Narongsak Osottanakorn, che esclude un salvataggio imminente. «Al momento non possiamo fare nulla, ma i ragazzi usciranno da dove sono entrati».

Ci sono dei piani alternativi che restano validi se qualcosa dovesse andare storto. Sono progetti lunghi e difficili. Uno prevede che i ragazzi attendano nella caverna sino a quando finiranno le piogge e il livello dell'acqua scenderà, ma potrebbero volerci diversi mesi. Un altro prevede che i ragazzi utilizzino il loro tempo per imparare a fare immersione attraverso le lezioni e le strumentazioni fornite dall'esterno e che possano quindi pian piano attrezzarsi per mettersi in salvo, ma alcuni di loro non sanno nemmeno nuotare e anche questo piano è quindi remoto.

Se usciranno sani e salvi i dodici ragazzi hanno già un impegno per domenica 15 giugno. Assistere a Mosca alla finale dei Mondiali del loro amato calcio.

L'invito è arrivato dal presidente della Fifa Gianni Infantino, convinto che si tratti di un buon augurio.

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