Vaticano

Quella torta da spartire sull'accoglienza. Così Casarini faceva la guerra ad altre Ong

Il duello con Resq di Colombo e Ciotti per accaparrarsi il "bottino" della Chiesa

Quella torta da spartire sull'accoglienza. Così Casarini faceva la guerra ad altre Ong

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Quella torta da spartire sull'accoglienza. Così Casarini faceva la guerra ad altre Ong

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Grosso e spietato, come se nella nuova vita si fosse portato dietro la grinta con cui alla fine degli anni Novanta guidava gli attacchi dei centri sociali del Nord Est. È questo il Luca Casarini (nel tondo) raccontato dalle intercettazioni della Procura di Ragusa, messe alla base della richiesta di rinvio a giudizio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. È un malloppo di centinaia di pagine dove a colpire, insieme alla disinvoltura contabile dell'ex rivoluzionario nel gestire la cassa della sua ong, colpisce la durezza con cui va all'attacco delle altre associazioni di soccorso ai migranti, colpevoli di contendere a Mediterranea il flusso di finanziamenti che tiene a galla l'intero settore.

È uno spaccato interessante, da cui il mondo delle ong appare come una sorta di Far West dove non esistono regole precise, e quelle poche vengono regolarmente ignorate quasi da tutti. Regola chiave: conquistare la massima visibilità a colpi di salvataggi in mare, possibilmente raccontati in diretta sui massmedia amici. Perché solo dalla visibilità arrivano i quattrini, a partire da quello che è per distacco il più munifico dei finanziatori: la Chiesa Cattolica, nelle sue diverse articolazioni.

In ballo ci sono milioni di euro che Caritas e Arcivescovadi stanziano a favore delle Ong nell'ambito dei loro programmi di solidarietà ai migranti. Mediterranea, raccontano le intercettazioni, punta al monopolio dei finanziamenti ecclesiastici. Per questo entra in rotta di collisione con Resq, la associazione milanese guidata dal giornalista Luciano Scalettari e che ha tra uno dei suoi volti di punta l'ex pubblico ministero Gherardo Colombo. «Questi milanesi mi sembra che non stiano facendo un bel gioco», dice in una intercettazione don Mattia Ferrari, il giovane sacerdote emiliano divenuto l'intermediario tra Casarini e l'apparato ecclesiastico. Per sostenere la causa dell'ex no-global, don Ferrari si è creato un alleato prezioso: don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione antimafia Libera, da sempre grande esperto di raccolta fondi per nobili cause. Il problema è che don Ciotti è da sempre molto amico di Gherardo Colombo, ma ciò nonostante la coppia Casarini-Ferrari riesce a tirarlo dalla sua parte. E Ciotti diventa il volto vincente che Mediterranea può spendere quando va a bussare cassa alle porte della Chiesa cattolica.

In questa competizione tra ong, a uscire malconcia - almeno sul piano dell'immagine - è la gerarchia ecclesiastica, che sembra scegliere i suoi interlocutori senza una analisi preventiva dei loro conti e delle loro modalità operative: e nemmeno delle loro storie personali.

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