Ponte crollato a Genova

Traballano gli ispettori scelti da Toninelli: non lanciarono l'allarme

Due esperti a febbraio hanno sottovalutato i rischi. E un altro è stato consulente di Aspi

Traballano gli ispettori scelti da Toninelli: non lanciarono l'allarme

Commissari a rischio commissariamento. L'organismo battezzato lo scorso 14 agosto dal titolare del Mit Danilo Toninelli per indagare sul crollo del Ponte Morandi di Genova potrebbe ritrovarsi presto dimezzato. Dei sei componenti della commissione, infatti, tre sarebbero alle prese con un conflitto d'interessi, e Toninelli starebbe in queste ore valutando se rimuoverli, per evitare ulteriori polemiche.

I nomi sono quelli di Roberto Ferrazza, presidente della commissione, di Antonio Brencich e di Bruno Santoro. I primi due erano presenti, e hanno firmato il relativo verbale, alla riunione del comitato tecnico amministrativo che lo scorso primo febbraio aveva dato il via libera al progetto per la ristrutturazione del viadotto crollato nel capoluogo ligure. In quella sede, vennero evidenziate criticità di vario genere e «aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo», eppure non si ritenne di prescrivere una riduzione o una limitazione del traffico sul ponte convalescente in attesa che si aprissero i cantieri per rimetterlo in sesto. Il terzo investigatore del crollo, Santoro, aveva lavorato come consulente per Autostrade per l'Italia, tra 2009 e 2013, con due diversi incarichi per i quali era prevista una retribuzione complessiva di 70mila euro. Gli incarichi, che appaiono nell'elenco delle consulenze autorizzate ai dipendenti del Mit, riguardano «direzione e coordinamento lavori, collaudo e manutenzione opere pubbliche».

Insomma, per i tre componenti si profila un possibile conflitto di interesse, per il rischio che - per un motivo o per l'altro, i commissari si trovino a valutare il proprio stesso operato precedente, o per i rapporti di lavoro intrattenuti con la società concessionaria. Toninelli, in vacanza al mare, starebbe meditando sul da farsi, ma intanto le polemiche non aspettano che rientri dalle ferie. «Passano i giorni ma il ministro dei Trasporti Toninelli non batte un colpo. Probabilmente è ancora intento a giocare sulla spiaggia, ma dovrebbe invece rendere conto del conflitto di interessi della commissione ministeriale nominata per far luce sul disastro del ponte Morandi», attacca il parlamentare di Forza Italia Nino Germanà, che insiste: «Negli uffici della società Autostrade è stato acquisito il materiale utile all'inchiesta da parte della procura ma rimangono gli interrogativi di fondo. Il ministero era o no a conoscenza dello stato in cui versava il ponte? Ci sono stati comportamenti omissivi? Non è forse quanto meno inopportuno che sia una commissione ministeriale nominata dallo stesso Toninelli a dover accertare tutto questo? Forza Italia chiede con decisione la revoca di questa commissione per correttezza e decenza anche nei confronti delle vittime».

Un dubbio, quello del conflitto di interesse dei componenti della commissione, sollevato anche da Deborah Bergamini, deputata di Fi e vicepresidente della Commissione Trasporti. Sul punto ha parlato proprio il presidente della commissione d'indagine, Ferrazza, che sentito da Repubblica aveva ridimensionato il ruolo suo e quello di Brencich nella riunione dello scorso febbraio per i lavori di ristrutturazione del ponte. «Noi - ha spiegato - ci limitammo a dare un parere di base e non fummo né teneri né cattivi con il committente». Un punto su cui concorda l'ingegner Brencich, intervistato dal Foglio: «In imbarazzo per il mio doppio ruolo? No.

Noi potevamo solo dare un parere consultivo, spettava al ministero disporre nuovi atti».

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