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Trappola di Vienna e Berlino: "Respingimenti verso l'Italia"

Seehofer insiste sullo stop ai movimenti secondari dei migranti. Ma serve un vertice a tre per il via libera

Trappola di Vienna e Berlino: "Respingimenti verso l'Italia"

Un vertice a tre per arrivare a chiudere la rotta mediterranea delle migrazioni. I ministri degli Interni di Austria, Germania e Italia si incontreranno la prossima settimana a Innsbruck per cercare di imprimere una svolta a una crisi che minaccia di minare le basi della stessa Unione europea. È quanto è emerso dal colloquio di ieri a Vienna tra il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il ministro tedesco degli Interni (ma anche leader della Csu bavarese e spina nel fianco della sua Cancelliera Angela Merkel) Horst Seehofer.

L'iniziativa austro-tedesca parte mira a trarre vantaggio dall'intesa dichiarata con il leader leghista e ministro degli Interni italiano Matteo Salvini, che proprio ieri, ricevendo il numero due di Tripoli Ahmed Maitig, ha insistito sulla collaborazione con la Libia per bloccare le partenze dei migranti sulla coste nordafricane. È altrettanto chiaro però che sia Kurz sia Seehofer intendono soddisfare le rispettive opinioni pubbliche mettendo in opera i più volte annunciati respingimenti dei migranti che sono stati registrati in altri Paesi. Soprattutto Seehofer vorrebbe semplicemente che questi immigrati («tre su quattro arrivano da noi da Italia e Grecia») venissero prontamente rispediti da dove sono arrivati, ma ha ammesso che manca un accordo politico in tal senso. Da qui la necessità di un negoziato, che comincerà con il vertice a tre di Innsbruck.

I toni usati da Kurz e Seehofer a Vienna sono stati perentori. «Sono irritato - ha detto il giovane Cancelliere austriaco, che guida una coalizione tra popolari e destra nazionalista - con quanti pretendono di darci sull'immigrazione lezioni che non accettiamo. Italia e Grecia sono i Paesi più colpiti dagli arrivi via mare - ha riconosciuto -, ma Austria e Germania sono quelli che sopportano il maggior peso come Paesi non di transito, ma di destinazione». E a rafforzare il concetto ha provveduto il suo vice Heinz-Christian Strache, che ha definito «inaccettabile per l'Austria che molte persone di altre culture rifiutino di integrarsi e di imparare la lingua del Paese che li ospita, e dal quale pretendono però vantaggi sociali». Ancor più secco il bavarese Seehofer, notoriamente vicino a Kurz e che infatti ha garantito che Berlino «non considererà l'Austria responsabile per i rifugiati di cui non è responsabile». «Chi arriva al confine austro-tedesco ed è stato registrato in Italia o in Grecia - ha sottolineato il leader della Csu - verrà collocato nei centri di transito e dovrà essere rispedito da dove proviene in 48 ore». Salvo, appunto, che l'intesa su questo punto con Roma e Atene ancora non c'è.

Una musica più dissonante è stata suonata ieri a Berlino nell'altro incontro internazionale dedicato alla crisi migratoria. Il leader ungherese Viktor Orbàn ha ribadito alla Cancelliera tedesca che il suo Paese «non intende importare problemi» e che è quindi esclusa l'accoglienza in Ungheria dei richiedenti asilo che venissero respinti dalla Germania e che «arrivano soprattutto dalla Grecia». Orbàn ha respinto al mittente con i suoi tipici argomenti l'accusa di mancata solidarietà europea: «Con ottomila uomini armati alla nostra frontiera sud l'Ungheria protegge la Germania - ha detto -. Questa è solidarietà, impedire che ogni giorno arrivino in Germania 4-5mila immigrati». Alla Merkel non è rimasto che prendere atto che «Ungheria e Germania hanno visioni diverse del mondo», ma ha assicurato di ricercare «la massima collaborazione»

Infine la Grecia.

Il premier ellenico Alexis Tsipras ha negato l'esistenza di un accordo segreto con la Germania, ma è parso poco convincente: si sarebbe già accordato con Berlino per riprendersi i migranti respinti ottenendo in cambio il sì tedesco a rinviare l'aumento dell'Iva nelle isole greche penalizzate dagli arrivi dei migranti, che in base agli accordi coi creditori internazionali sarebbe dovuto scattare già lo scorso 1° luglio.

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