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Trema il sud del Messico almeno 58 le vittime: si scava tra le macerie

Epicentro al largo della costa del Chiapas. La popolazione in fuga verso l'entroterra

Trema il sud del Messico almeno 58  le vittime: si scava tra le macerie

Paolo Manzo

Fino a ieri sera erano almeno 58 i morti ma il bilancio è destinato ad aggravarsi ancora. Per quanto il Messico sia dotato di strutture antisismiche all'avanguardia, il terremoto che lo ha colpito giovedì notte è infatti di quelli che mettono i brividi in qualsiasi sala di controllo sismico: 8.2 di magnitudo ed un'allerta tsunami su tutto il Centro America che per fortuna è rientrato dopo poche ore. «È stato orribile» testimonia ancora trafelata Lorena Parra. Dal suo grattacielo antisismico di Città del Messico ha sentito il pavimento oscillare come una canna al vento e in preda al panico si è precipitata subito in strada. E così, nel cuore della notte, la capitale messicana si è trasformata in un enorme sala d'attesa dove in 50mila hanno aspettato che lo sciame sismico si riducesse. Eppure l'epicentro è stato individuato dai sismologi nel Golfo di Tehuantepec, al largo delle coste del Chiapas, una delle regioni più povere del Paese, al confine col Guatemala, dove pure la scossa è stata sentita in modo fortissimo.

E proprio nel Chiapas infatti si è concentrato il maggior numero di danni e di vittime. Il presidente del Messico Enrique Peña Nieto ha dichiarato che questa è stata la peggiore scossa degli ultimi cento anni. E proprio il prossimo 19 settembre sarebbe ricorso l'anniversario di un altro tremendo terremoto che - nel 1985 e sempre in Messico - causò la morte di oltre centomila persone. Migliaia di soccorritori lavorano incessantemente da ieri nelle zone più colpite nel Sud del Paese, in particolare nella regione di Oaxaca dove sono crollati interi edifici. E si scava anche in quel che resta dell'hotel Ane Centro, a Matías Romero - cittadina del Messico sudoccidentale - pieno di clienti secondo quanto riferito dai sopravvissuti del posto.

I quali ancora terrorizzati non lasciano la strada e si rifiutano di rientrare nelle case sopravvissute al crollo. «È la cosa peggiore che ci sia mai accaduta qui in Chiapas» spiega con angoscia Lizeth Coello abitante di Tuxtla Gutiérrez che della regione è la capitale, per poi aggiungere «la maggior parte di noi è ancora in panico». Sono oltre una settantina, infatti, le scosse d'assestamento percepite dopo il grande tremore, anche nei piccoli ospedali locali come l'ospedale della donna di San Cristóbal de Las Casas. «Le pareti si muovevano come foglie - racconta una delle dottoresse di turno i malati sono entrati in panico e abbiamo dovuto aiutarli ad uscire».

Intanto la Protezione Civile messicana ha dichiarato lo stato di emergenza in 122 comuni mentre il governatore del Chiapas, Manuel Velasco, ha chiesto comunque alla popolazione della costa di lasciare le proprie case e di trovare un riparo nell'entroterra. Sulla costa di Oaxaca si trovavano anche molti turisti, la regione è, infatti, una ambita meta vacanziera per le sue acque cristalline e le spiagge caraibiche. In molti, soprattutto a Città del Messico, riferiscono di aver visto luci in cielo alcuni minuti prima della forte scossa, fenomeno questo riscontrato anche poco prima del terribile terremoto di Fukushima, in Giappone nel 2011. Si tratterebbe, come dimostrato in passato dai ricercatori dell'Università di Rutgers negli Stati Uniti, di luci generate dall'aumento di carica elettrica nel suolo quando la terra si sfalda. Per le prossime ore si temono nuove scosse.

Secondo il Centro sismologico nazionale messicano il Chiapas - al largo delle cui coste si è registrato l'epicentro - è una delle zone a maggiore rischio sismico a causa del contatto di due importanti placche tettoniche, quella di Cocos e quella dei Caraibi.

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