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Tunisia, 8 milioni alle urne per il presidente. È il giorno più importante dalla rivoluzione

Si va verso il ballottaggio tra il costituzionalista Saied e il populista Karoui

Tunisia, 8 milioni alle urne per il presidente. È il giorno più importante dalla rivoluzione

Beirut - La Tunisia ha vissuto ieri il suo giorno più importante dalla rivoluzione dei gelsomini del 2011. Le elezioni presidenziali dovevano decidere che strada intraprenderà l'unico Paese arabo uscito dalle primavere arabe con un assetto democratico. Quasi otto milioni di elettori sono stati chiamati alle urne e hanno scelto tra 24 candidati. Secondo i primo exit poll, si va verso il ballottaggio tra il costituzionalista indipendente Kais Saied, dato al 19,5%, e il magnate populista Nabil Karoui, che sarebbe al 15,5%. Più indietro il candidato islamista di Ennahda, Abdelfattah Mourou, con l'11%. Ancora più staccato il ministro della Difesa dimissionario indipendente Abdelkrim Zbidi, al 9,4%. Il premier uscente Youssef Chahed è dato al 7,5%. L'affluenza è stata del 45%, in netto calo rispetto al 2014, quando superò il 64%.

Era il secondo voto presidenziale da quando l'ex raìs Ben Ali è stato rimosso durante la rivoluzione nel 2011 e anche il più incerto, con ballottaggio il 13 ottobre. Fino all'ultimo ci sono state sorprese, come il ritiro in extremis di due candidati a favore del ministro della difesa Abdelkarim Zbidi. Zbidi in campagna elettorale ha promesso che cambierà la Costituzione per rafforzare ancor più la presidenza. Karoui, dietro le sbarre perché accusato di riciclaggio di denaro sembra aver superato Mourou, il primo candidato alle presidenziali del partito islamista Ennahdha e l'attuale premier Youssef Chahed i cui consensi sono in calo a causa della crisi economica e delle accuse di aver architettato la detenzione di Karoui per eliminare un avversario temibile. E per questo Karoui ha iniziato uno sciopero della fame. Venerdì un tribunale ha stabilito che deve comunque rimanere in carcere. Altra novità è stata Kais Said, 61 anni, professore di diritto ed esperto di affari costituzionali che non si è agganciato a nessun partito.

Questo caos è dovuto in parte al fatto che l'ex presidente Beji Caid Essebsi, morto a luglio, non ha lasciato un chiaro successore. Due in particolare sono i candidati che rivendicano il suo posto nell'ala conservatrice: Chahed e Zbidi. Le questioni più dibattute in campagna elettorale sono state quelle economiche. I giovani sono disillusi a causa di un tasso di disoccupazione del 35 per cento. La crescita è solo dell'1,2%, anche perché una serie di attacchi terroristici hanno devastato l'industria turistica. I tagli alla spesa e il prestito di 2,9 miliardi di dollari del Fmi hanno eroso il potere d'acquisto e non sono riusciti ad attrarre abbastanza investimenti stranieri. La crisi ha scoraggiato soprattutto i giovani. Molti non sono andati a votare. «Questi sono momenti davvero storici - ha precisato Lilia Amri, 36 anni, impiegata di banca -. Sono arrivata qui alle 7 del mattino per dare il mio sostegno al nuovo leader che deve proteggere la nostra democrazia».

E ieri il presidente ad interim algerino Abdelkader Bensalah ha annunciato che le elezioni presidenziali sono convocate per 12 dicembre.

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