
La Tunisia è nel caos dopo il doppio attentato di ieri pomeriggio nella capitale e la morte cerebrale del presidente Essebsi. Si temono disordini, instabilità politica, ma soprattutto nuovi assalti da parte della cellula qaedista Jama'at Nusrat al-Islam wal Muslimeen, responsabile delle bombe nel cuore di Tunisi. La prima esplosione risale alle 14, quando una donna, poi identificata come Mouna Kebla, 30 anni, laureata in lingue e disoccupata, si è avvicinata ad una pattuglia di polizia, sulla centralissima Avenue Bourguiba, davanti al Teatro Municipale, e si è fatta saltare in aria, uccidendo un vigile urbano (Mahdi Zammali), e ferendo 8 poliziotti a bordo di una camionetta e un civile. Prima di farsi esplodere, riferiscono i media locali, avrebbe gridato «Allah Akbar». La seconda esplosione è stata causata da una bomba artigianale gettata nella sede dell'unità antiterrorismo, la caserma El Gorjani. Un individuo ha lanciato l'ordigno all'interno dell'edificio dopo aver tentato, senza riuscirci, di entrare nella caserma, provocando 4 feriti.
Si tratta di un vero e proprio attacco incrociato perché all'alba l'esercito aveva sventato un tentativo di danneggiamento a un ripetitore radiofonico situato sul monte Arbata, a Gafsa, nel sud del Paese. Gli attacchi sono stati sferrati all'indomani del quarto anniversario della strage del resort a Sousse (39 morti). Tutto questo mentre il presidente 92enne Beji Caied Essebsi, già malato da tempo, è stato colpito in mattinata da una vasta emorragia cerebrale che l'ha ridotto in fin di vita. Nel corso della giornata si sono alternate voci sulla morte del capo dello stato, ricoverato all'ospedale militare di Tunisi, ma il capo di gabinetto, Firas Guefrech, ha parlato di condizioni «gravi, ma stabili».
Nei giorni scorsi il ministro degli Interni Hédi Majdoub aveva prorogato di un mese lo stato emergenza su tutto il territorio nazionale. Il codice rosso era stato proclamato in origine dallo stesso Essebsi in seguito all'assalto al bus delle guardie presidenziali, nel centro della capitale il 24 novembre 2015, e successivamente prorogato. Il timore di nuovi attentati, a Tunisi e nelle aree turistiche, è palpabile, soprattutto ora che l'area moderata che governa il Paese si è spaccata in due (tra Nida Tounes e Tahya Tounes) e il movimento Ennahda della Fratellanza Musulmana ha presentato la candidatura dell'attuale ministro della Funzione pubblica Kamel Morjane alle presidenziali di novembre. Il palazzo di Giustizia è stato chiuso per motivi precauzionali e il servizio della metropolitana di superficie sospeso nelle stazioni a ridosso degli attentati.
Rafforzate inoltre le misure di sicurezza agli aeroporti di Tunisi e Monastir. I turisti sono stati avvisati di non avvicinarsi ai quartieri degli attentati, mentre è massima allerta nei resort di Sousse, Djerba, Port El Kantaoui, Zarzis e Monastir.