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Turchia, l'opposizione si unisce contro Erdogan

Intesa elettorale tra quattro partiti per mettere in minoranza il «sultano». Esclusi i curdi

Turchia, l'opposizione si unisce contro Erdogan

Le cruciali elezioni anticipate del prossimo 24 giugno in Turchia si avvicinano e l'opposizione cerca strade nuove per impedire al sempre più autocratico presidente Erdogan di conquistare una vittoria che potrebbe rappresentare la pietra tombale della democrazia nel Paese.

Quattro partiti hanno deciso di unire le loro forze per superare l'ostacolo rappresentato dalla soglia minima del 10 per cento per entrare in Parlamento e relegare alla minoranza il partito islamista Akp di Erdogan. Si tratta dello storico partito repubblicano kemalista (erede quindi dell'azione politica del fondatore della Repubblica laica turca Kemal Atatürk) Chp, stimato dai sondaggi intorno al 20%; del nuovo movimento «il Buon Partito», fondato da una scissione del partito nazionalista di destra Mhp che si era alleato con Erdogan e guidato da una donna, Meral Aksener: è dato su un incoraggiante 15%; e di due storici partiti come i Democratici e il Partito della Felicità, sempre rimasti sotto il 10% ma dotati di buon seguito.

La firma sull'intesa raggiunta, passo che precede la registrazione presso l'autorità turca per le elezioni, è prevista per oggi. Rimane fuori dall'intesa (che non riguarda comunque le presidenziali fissate nella stessa data) il partito filo-curdo Hdp, duramente perseguitato da Erdogan che ha fatto incarcerare sotto l'accusa di terrorismo una dozzina di suoi parlamentari e il suo stesso leader carismatico Selahattin Demirtas. Alle elezioni del 2015 l'Hdp aveva superato per la prima volta la soglia del 10%, ma proprio lunedì scorso la Procura della Repubblica di Istanbul ha chiesto per Demirtas una condanna a cinque anni di prigione e le prospettive elettorali sembrano negative. L'Hdp annuncia comunque la candidatura dal carcere di Demirtas alla presidenza della Repubblica.

La reazione del partito al potere è stata sprezzante, ma sembra tradire qualche inquietudine. «Un'alleanza senza senso, tra partiti diversissimi fra loro», è stato il commento del vicepremier e portavoce del governo Bekir Bozdag. Certamente consapevole che Erdogan sarà rieletto presidente, ma che potrebbe trovarsi a fare i conti con un Parlamento ostile.

RFab

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