Guerra in Ucraina

Varsavia ha paura: tocca alla Nato. Von der Leyen: "Kiev presto nell'Ue"

La Polonia raddoppia le forze armate

Varsavia ha paura: tocca alla Nato. Von der Leyen: "Kiev presto nell'Ue"

Berlino. La Polonia alza la voce con la Russia e prepara le difese dopo un attacco aereo venerdì mattina sulla città ucraina di Leopoli, grande centro urbano non lontano del confine polacco. Missili lanciati dal Mar Nero, centinaia di chilometri più a sud, hanno colpito una fabbrica per la riparazione di velivoli nei pressi dell'aeroporto della città. Leopoli ha reagito portando in piazza 109 passeggini vuoti a rappresentare i bambini ucraini morti dall'inizio del conflitto. Domenica scorsa la Russia aveva colpito ancora più vicino, attaccando la base militare dei peacekeeper ucraini a Javoriv, situata sulla linea di confine fra Ucraina e Polonia. La reazione di Varsavia non si è fatta attendere: ieri il presidente polacco Andrzej Duda ha firmato il disegno di legge sulla difesa della patria che prevede di raddoppiare il numero delle forze armate del Paese a 300.000 unità, compresi 250 mila militari di carriera e di portare la percentuale del Pil dedicata alla difesa dal 2,2% nel 2022 al 3% nel 2023. La firma presidenziale fa seguito all'approvazione a larga maggioranza del provvedimento da parte dei due rami del Parlamento polacco tramite una procedura accelerata. Nell'apporre la propria firma Duda ha affermato che la nuova legge «traccia il futuro delle forze armate polacche». La Polonia «deve avere un esercito potente» gli ha fatto eco il vice primo ministro responsabile per la Sicurezza e leader del partito conservatore PiS al potere, Jaroslaw Kaczynski. Considerato il vero uomo forte di Varsavia, Kaczynski ha osservato che la cerimonia della firma presidenziale stava «assumendo un nuovo significato nel contesto dell'invasione russa dell'Ucraina». I polacchi, tuttavia, non si illudono di fermare i russi solo con le armi. Così il primo ministro Mateusz Morawiecki ha annunciato una serie di misure cosiddette che ha chiamato «scudo anti-Putin», intese a «derussificare l'economia polacca ed europea», frenare l'inflazione la cui crescita dipende dall'aumento del costo dell'energia, proteggere i posti di lavoro e resistere al «ricatto del gas» di Mosca. «La Polonia è oggi in prima linea in tutti quei Paesi che cercano di ispirare gli altri a uscire dalla dipendenza da gas, petrolio e carbone russi», ha affermato il premier in conferenza stampa. Memore di mezzo secolo di dominazione sovietica, i polacchi sono allergici alle prove di forza dei russi. La Polonia è anche direttamente interessata dal conflitto: il paese ospita già oltre 2 milioni di rifugiati in fuga dall'Ucraina, soprattutto donne e bambini. 700mila rifugiati sono in età scolare e il 10% di loro è già stato collocato nelle scuole polacche, ha reso noto il ministero dell'Istruzione. La settimana scorsa Duda ha firmato una legge per attribuire agli ucraini che fuggono dall'invasione russa il numero di identificazione nazionale (Pesel) e un permesso di soggiorno valido per 18 mesi. Sul piano internazionale, Varsavia continua poi a chiedere un intervento della Nato: «La Polonia ha affermato ancora Morawiecki - presenterà la proposta di una missione di peacekeeping e umanitaria per l'Ucraina al prossimo vertice della Nato» il 24 marzo. Giovedì, sia il cancelliere tedesco Olaf Scholz sia il segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg avevano escluso un coinvolgimento della Nato nel conflitto, scartando anche la sola azione umanitaria.

Se la Nato nicchia, l'Unione europea cerca di prendere un po' di coraggio. «Il percorso europeo dell'Ucraina è iniziato», ha scritto su Twitter in inglese e in ucraino la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a seguito di una conversazione telefonica con il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky. «Le immagini dei cittadini europei che accolgono i rifugiati mostrano speranza ha aggiunto : l'Ucraina e l'Unione europea non sono mai state così vicine». Von der Leyen ha anche informato Zelensky dell'erogazione di una seconda tranche di circa 300 milioni di euro di assistenza macrofinanziaria all'ex Repubblica sovietica.

«Il coraggioso popolo dell'Ucraina ha bisogno di questo denaro ora».

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