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In un video le ultime parole di Floyd: "Muoio, dite ai miei figli che li amo"

Le drammatiche immagini riprese dalla body cam di un agente. Si vedono i poliziotti che lo costringono a terra: "Non respiro"

In un video le ultime parole di Floyd: "Muoio, dite ai miei figli che li amo"

New York. «Mamma ti voglio bene. Dite ai miei figli che li amo sto morendo». Sono queste le ultime drammatiche parole pronunciate con un filo di voce da George Floyd prima di smettere di respirare, con il ginocchio dell'agente Derek Chauvin premuto sul collo. Il nuovo video shock di 3 minuti e 47 secondi è stato presentato nel corso del processo contro il poliziotto che ha ucciso il 46enne afroamericano a Minneapolis il 25 maggio 2020: le immagini sono riprese dalla bodycam di Thomas Lane, uno dei tre agenti coinvolti nella morte di Floyd. Frammenti resi pubblici per la prima volta, anche se la trascrizione dei dialoghi era stata già diffusa la scorsa estate.

Inizialmente si vede Floyd, un gigante di quasi due metri, nelle sua auto, e la polizia che gli bussa al finestrino con le pistole. Si sentono gli agenti gridargli ripetutamente di mettere le mani sul volante prima e sulla testa poi. Floyd spaventato dice: «Non sparatemi», quindi viene rimosso dall'abitacolo della sua macchina, ammanettato e portato nella volante della polizia, mentre lui ripete di essere claustrofobico. I poliziotti lo costringono a sdraiarsi a terra: inchiodato dal ginocchio di Chauvin grida «I can't breathe», non posso respirare, ma l'agente gli risponde: «serve un bel po' di ossigeno per dirlo».

Diversi testimoni oculari chiedono alla polizia di fermarsi, ma Chauvin non molla. Anche un collega prova a convincerlo a girare il corpo di George per farlo respirare un po', ma lui risponde: «Resta così com'è». Sul banco dei testimoni è salita anche la fidanzata del 46enne, Courteney Ross, la quale tra le lacrime ha ammesso come sia lei che George soffrissero di dipendenza da oppioidi a causa di dolori cronici. «Abbiamo tentato tante volte di smettere, ma la nostra è la classica storia di persone che diventano dipendenti. Avevamo dolori cronici, io al collo e lui alla schiena - ha ricordato Ross - La dipendenza è una lotta che dura tutta la vita».

Una delle carte della difesa di Chauvin è proprio tentare di dimostrare che la causa della morte dell'uomo è legata all'uso di sostanze stupefacenti e a patologie pregresse. Dal racconto della donna è emerso che marzo 2020 ha portato il fidanzato al pronto soccorso perché aveva un forte mal di stomaco, e in seguito ha saputo che era stata un'overdose. Alla fine di quel mese Floyd è anche stato contagiato dal Covid, e nelle settimane successive i due hanno trascorso molto tempo insieme durante la quarantena. Lei sostiene che in quel periodo era pulito, ma avrebbe iniziato nuovamente ad usare sostanze stupefacenti circa due settimane prima della sua morte.

Al processo sono state mostrate le immagini girate all'interno del negozio in cui Floyd aveva acquistato il pacchetto di sigarette pagato con una banconota falsa da 20 dollari, da cui appare evidente come l'uomo, pur senza rappresentare alcuna minaccia, fosse sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente.

E pure l'autopsia ha rilevato che nel corpo al momento del decesso aveva il fentanil (un oppioide) e metanfetamina (una potente droga sintetica).

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