Coronavirus

La prima vittima italiana è un anziano veneto. Test per 4.200 persone

Morto Alessandro Trevisan, uno dei due casi a Vo' Euganeo, centro del focolaio

La prima vittima italiana è un anziano veneto. Test per 4.200 persone

Padova - Il Coronavirus fa la prima vittima italiana, il 77enne Alessandro Trevisan è uno dei due i casi di contagio in Veneto. L'anziano era il papà dell'ex sindaco di Vo' Euganeo, il comune che in questo momento è isolato. L'altro è ricoverato nel reparto Malattie Infettive dell'azienda ospedaliera. Uno in condizioni critiche in terapia intensiva. Sembra che i due, classe 1942 e 1953, frequentassero lo stesso bar e che qui giocassero spesso a carte con altre persone della zona che a questo punto dovranno sottoporsi a controlli così come tutti i loro familiari. In tutto si dovranno eseguire almeno 4.200 tamponi. Entrambi i contagiati erano residenti nel piccolo comune di appena 3mila abitanti, nella zona dei Colli. I tamponi eseguiti, risultati positivi, sono stati inviati per i riscontri all'Istituto Spallanzani di Roma. Entrambi avevano già trascorso un periodo di ricovero all'ospedale di Schiavonia. Uno in particolare era rimasto una decina di giorni. Quindi ora sarà necessario effettuare tamponi per tutti i dipendenti dell'ospedale che verrà anche progressivamente svuotato per contenere eventuali rischi di diffusione del virus. Al termine della riunione d'urgenza organizzata a Padova, si è decisa, attraverso una ordinanza, la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, delle attività commerciali e lavorative, sportive, ludiche e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado a Vo' Euganeo. Vietate anche le fermate dei mezzi pubblici e deciso l'avvio dello screening a tutta la popolazione. Una misura drastica messa in atto per volontà del governatore Luca Zaia, che intende anche isolare tutta la zona chiudendo scuole e attività commerciali di Vò Euganeo. «Bisogna ricostruire la catena dei rapporti sociali che i due hanno avuto», ha annunciato Zaia.Istituita una task force regionale per adottare tutte le misure di prevenzione e di controllo possibili. Al via l'immediato aggiornamento del Cesp, il comitato di Emergenza di sanità pubblica e del Gorr, il gruppo operativo a risposta rapida, di tutte le aziende sanitarie del Veneto. Un laboratorio, quello di Padova, punto di riferimento regionale, che fornisce il risultato del test in tre ore e che in questi giorni ha già effettuato 137 test che sono risultati negativi. Ricoverati nove casi sospetti, tutti di persone che avevano una lieve sintomatologia respiratoria e che rientravano da aree a rischio della Cina. Tutti però per fortuna negativi ai test di laboratorio.

«Combattiamo un virus, per cui l'attenzione è totale» ha detto Zaia che ha coordinato le iniziative con il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. «Per noi l'allerta è massima: ci stiamo preparando a un'eventuale emergenza più importante. In caso di necessità siamo pronti a intervenire su più piani e a tutti i livelli, anche in modo drastico se ce ne fosse bisogno. Già ora interveniamo con tutte le azioni necessarie al minimo sospetto». Sono già in isolamento 77 persone tra bambini e adulti in isolamento volontario. Si tratta di ragazzi rientrati in Italia e che nei 14 giorni precedenti il loro arrivo sono stati nelle zone colpite della Cina. Per loro una sorveglianza sanitaria attiva e la permanenza volontaria fiduciaria a domicilio. I familiari delle due persone contagiate sono già all'ospedale di Schiavonia per eseguire i tamponi. «Ho chiesto alla Protezione civile di allestire un primo campo base con le tende riscaldate in località Schiavonia da un punto di vista prudenziale. - ha poi spiegato Zaia- Si farà lo screening su tutti i dipendenti dello Schiavonia e sui pazienti che possono aver avuto rapporti coi contagiati e su tutti i cittadini di Vò Euganeo. Ci sarà la chiusura di tutto quello che è pubblico a Vò, quindi bar, ristoranti, scuole e tutto quello che è aggregazione.

Misure massime per costruire un cordone sanitario sufficiente».

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