Elezioni Politiche 2018

"La voce dell'Italia sarà più forte in Europa se vince Berlusconi"

Il capogruppo del Ppe: "Serve discontinuità e non vi auguro un governo di larghe intese"

Manfred Weber, capogruppo Ppe
Manfred Weber, capogruppo Ppe

Roma - «Finora la voce dell'Italia non è stata abbastanza forte in Europa, soprattutto sull'immigrazione. Per questo serve un cambiamento, che il centrodestra, a guida Forza Italia, ottenga alle elezioni una maggioranza larga e garantisca stabilità al Paese». Manfred Weber, capogruppo del Ppe all'Europarlamento e braccio destro in Ue della cancelliera Merkel, dopo l'incontro con Silvio Berlusconi e i candidati azzurri a Roma, spiega che non vorrebbe vedere nel nostro Paese una replica della Grosse Koalition tedesca.

Sia Berlusconi che Renzi escludono larghe intese, ma dal voto potrebbe non uscire un vero vincitore. Lei come vede l'ipotesi di un patto Fi-Pd?

«In Germania ci sono voluti più di 6 mesi per arrivare ad un accordo di governo e ancora c'è grande incertezza. Ma l'instabilità, che oggi domina l'Europa, è un veleno per l'economia, per il lavoro, per i giovani. Mi auguro che dalle elezioni italiane esca una situazione chiara, la vittoria netta di un partito e di una coalizione, Fi e il centrodestra».

Il Ppe, dunque, dà un giudizio negativo sui governi di centrosinistra e auspica discontinuità?

«Certamente. Oggi si critica il peso che in Europa hanno la Francia di Macron o la Germania della Merkel, ma tocca all'Italia farsi sentire, mentre negli ultimi anni non è stata molto presente, più spettatrice che protagonista. Abbiamo bisogno per il futuro di un premier e di una maggioranza popolare forti. Ci sono decisioni molto importanti da prendere insieme, ad esempio sull'immigrazione per trattare con il presidente ungherese Orban e gli altri del patto di Visegrad anti quote».

Un mese fa, dopo l'incontro a Bruxelles con Berlusconi, lei l'ha definito «un pilastro della famiglia del Ppe», «uno statista che non ha bisogno di riabilitazione»: voleva sottolineare che la sua leadership nel centrodestra non può essere messa in discussione?

«Un politico in gamba deve saper ascoltare le preoccupazioni della gente e fornire le soluzioni, in particolare sulle sfide più importanti, dall'immigrazione all'economia. Berlusconi ha un'esperienza pluriennale di successo sia da imprenditore che da politico e in tempi di incertezza come questi si ha bisogno di una figura del genere».

Berlusconi non potrà andare a Palazzo Chigi, in caso di vittoria e per lui un candidato eccellente sarebbe il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, anche se ancora non c'è la conferma. A Bruxelles sono preoccupati o orgogliosi?

«Un italiano è a capo di una delle tre grandi istituzioni dell'Ue ed è molto apprezzato come guida dei gruppi europei. Naturalmente, è un orgoglio per noi che abbia questo riconoscimento in patria e si parli di lui come premier, anche se ci dispiacerebbe che lasciasse il suo posto».

Il programma del centrodestra garantisce il rispetto degli impegni Ue o c'è qualche preoccupazione verso i «sovranisti» di Lega e Fdi?

«Per il Ppe contano i nostri partner, Fi e Nci, e conta nel programma l'impegno che si continui a guardare verso l'Ue e si rispettino gli impegni. Se si imponessero forze antieuropeiste, che propongono l'uscita dall'euro, condurrebbero ad una vera catastrofe dal punto di vista economico. Esiste un'unica strada comune».

Il vostro sostegno al centrodestra alle elezioni è in chiave anti-M5s?

«Sarebbe una mancanza di stile intervenire nella vostra campagna elettorale, certo non possiamo essere a favore dei nostri avversari socialdemocratici e saranno gli elettori ad esprimersi sulle proposte di Grillo e dei suoi. Il nostro approccio è costruttivo, ad esempio su novità come la riforma fiscale, importanti per il futuro dell'Italia».

La flat tax è una soluzione?

«Le decisioni in materia fiscale non competono all'Ue ma ai singoli Stati.

Posso dire, però, che i Paesi che in Europa hanno introdotto la flat tax hanno avuto risultati positivi, che hanno contribuito a migliorare sia gli investimenti che le infrastrutture».

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