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Weinstein, altri scandali Dalle minacce a Fiorello al sexgate di Wall Street

Cacciati per molestie 2 manager. Lo showman: "Rifiutai una parte, mi disse: non lavorerai più"

Weinstein, altri scandali Dalle minacce a Fiorello al sexgate di Wall Street

Spunta la vittima che non ti aspetti nel caso Weinstein, mentre l'effetto domino delle denunce, da Hollywood a Cinecittà, dalla mega internet company Amazon al colosso televisivo Fox News passando per i tribunali internazionali, arriva sino a Wall Street. Anche Rosario Fiorello, sì, il nostro Fiorello, sarebbe stato minacciato dal produttore. Violenze e molestie sessuali però non c'entrano. A scatenare l'ira di Weinstein sarebbe stato il «no» a una parte nel musical Nine opposto da Fiorello, che sarebbe culminato in una sorta di «dopo questo rifiuto non lavorerai più in America». A raccontare la vicenda, nella prima puntata della sua trasmissione audio su Facebook «Il socialista», Fiorello stesso, che con la consueta ironia conclude: «È per questo che non mi avete mai visto in Guerre Stellari e Rocky». Fiorello aveva conosciuto Weinstein quando partecipò alle riprese de Il talento di mr. Ripley, uscito nel 1999.

Intanto, il caso delle molestie sessuali sbarca a Wall Street. Fidelity Investments, società leader del risparmio gestito nel mondo, ha rimosso due alti dirigenti dopo le accuse di molestie sessuali emerse da un accertamento. Ironia della sorte - e non pare affatto una coincidenza - a guidare la società è Abigail P. Johnson, 55 anni, donna d'affari che ha ereditato il business dal nonno e poi dal padre e ne ha preso in mano le redini nel 2014, diventando così una delle donne più ricche del mondo. «Le politiche della società proibiscono qualsiasi forma di molestia» ha spiegato al Washington Post il portavoce senza voler entrare nel merito della vicenda. L'impressione è che la società abbia voluto correre immediatamente ai ripari per evitare un colpo duro alla propria immagine. Di fatto, come accaduto con Weinsten e come sospettano in molti, il caso potrebbe essere solo l'inizio di un muro di gomma che comincia a erodersi anche in un ambiente autoconservativo come Wall Street, dove non a caso - lo ricorda il Washington Post - nessuna delle principali banche quotate del Paese, da Jp Morgan Chase a Citigroup passando per Bank of America - è mai stata guidata da una donna.

E mentre dall'Europa agli Stati Uniti imperversa la campagna che incoraggia le donne a denunciare - da #metoo a #quellavoltache fino al meno elegante e contestato francese #balancetonporc (butta il tuo porco, ndr) - nuove rivelazioni emergono non solo sul porc (così pare chiamassero sulla Croisette il produttore Weinstein) ma anche su alcuni registi italiani (denunciati dalle Tea Falco, Serena Bruni e Giovanna Rei, senza che ne facessero i nomi, in un servizio de Le Iene) e su un regista e sceneggiatore americano. Il tutto mentre anche George Clooney ne approfitta per svelare che la sua Amal è stata pure lei vittima di molestie, prova che il problema non abita solo a Hollywood.

Ma ecco l'altro caso sotto i riflettori. Il Los Angeles Times ha intervistato 31 delle 38 donne che accusano il regista James Toback, 72 anni, nominato all'Oscar nel '91 per il film Bugsy. Lui nega categoricamente ma le denunce coincidono e quasi tutte rivelano di approcci avvenuti per strada o a Central Park culminate poi in approcci sessuali e molestie nei presunti colloqui di lavoro a tu-per-tu. Il modello è quello del molestatore seriale come Weistein, che intanto ha prolungato di un mese la sua riabilitazione in una clinica. Non a caso le accuse a suoi danni non si fermano. Dalle pagine del tabloid britannico Sun, Mickael Chemloul, 56 anni, ex autista del produttore dal 2008 al 2013, ha raccontato di un uomo violento, che portava in stanza donne di ogni tipo mentre la moglie incinta lo aspettava nella camera a fianco. Weinstein non avrebbe avuto nessun pudore nemmeno a fare sesso in auto alla sua presenza per poi picchiarlo quando non ha trovato la casa di due donne, che lui chiamava «puttane».

Ma a puntare il dito contro un sistema marcio, non solo nel mondo del cinema, è l'attore più impegnato di Hollywood. In un'intervista tv, Clooney ha sottolineato come quello delle molestie sia un fenomeno diffuso «ovunque» e che anche sua moglie Amal ha subìto durante il lavoro di avvocata per i diritti umani.

«A far veramente infuriare è che sia potuto andare avanti per così tanto tempo».

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