Roma

Via Poma: il legale di parte civile chiede l'ergastolo per Busco

Secondo l'avvocato Molinaro, che rappresenta la famiglia di Simonetta Cesaroni, le prove scientifiche raccolte durante le indagini contro l'imputato sono «inconfutabili». Ombre sul comportamento di Vanacore, il portiere morto suicida

Un minuto di silenzio per ricordare Simonetta Cesaroni. Lo ha chiesto l'avvocato di parte civile Lucio Molinaro in apertura dell'udienza davanti alla Corte d'Assise che sta processando Raniero Busco, ex fidanzato della vittima, per l'omicidio avvenuto in via Poma il 7 agosto del 1990. I giudici, per consentire che avvenisse il minuto di raccoglimento (non consentito dalla legge) si sono ritirati brevemente in camera di consiglio. Al suo rientro il dibattimento ha avuto inizio. E la parola è tornata all'avvocato Molinaro, il quale si è associato alla richiesta di ergastolo formulata nei giorni scorsi dal pm Ilara Calò: carcere a vita e un milione di euro di risarcimento per colui che viene ritenuto colpevole di «uno dei delitti più gravi e tristi dell'ultimo secolo». Un uomo che si è ritrovato sul banco degli imputati con l'accusa di omicidio volontario a distanza di 20 anni dal delitto e che si è sempre professato innocente. Per il legale di parte civile, invece, le prove scientifiche raccolte nel corso delle indagini contro l'imputato sono «inconfutabili». Molinaro ha ricordato in aula che i familiari di Simonetta non hanno mai gridato «assassino» a Busco, ma soltanto espresso una perplessità. «Ma ciò - spiega - è servito a suscitare un maggiore impegno da parte della Procura. I magistrati hanno quindi lavorato e cercato altri idizi. Sono stati acquisiti gli indumenti, il reggiseno e il corpetto, e si è arrivati ad un accertamento di compatibilità del Dna con quello di Busco. Successivamente si è trovato un altro inidizio importante con la lesione sul seno sinistro, un morso che corrisponde soltanto all'apparato dentale di Busco». «Certezze scientifiche» che per la parte civile è impossibile modificare. Molinaro ha ricordato poi i diari ai quali Simonetta confidava il suo malessere per una relazione che capiva essere a senso unico. «Lei - sostiene il difensore - veniva usata solo dal punto di vista sessuale, senza mai avere un minimo segno di affetto». Nella sua arringa Molinaro non ha dimenticato il portiere Pietrino Vanacore, morto suicida lo scorso marzo. L'avvocato è certo che Vanacore avesse scoperto il delitto e visto il corpo di Simonetta nell'ufficio degli Ostelli della gioventù molto prima delle 23, come ha sempre dichiarato.

«Si è comportato come il tutore dei padroni - attacca il penalista - e di fronte ad un omicidio orrendo si è sentito nella responsabilità di chiamare loro e non la polizia».

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