Europee 2009

Premier, è record di preferenze: 2,7 milioni

Nessuno nelle cinque circoscrizioni si avvicina al risultato del premier. Tra i più votati David Sassoli si ferma a 400mila e la Borsellino a 229mila. Bondi: "Al Pdl più consensi di quelli di Fi e An". La Russa: "Miracolo di Silvio, anche sotto attacco ci ha fatto vincere"

Premier, è record di preferenze: 2,7 milioni

Roma - Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, ha invitato a guardare l’editoriale del Financial Times nel quale, una volta tanto, si afferma che «Berlusconi ha conseguito un ottimo risultato elettorale e la sinistra ha perso». Gli impertinenti ragazzi di Tocqueville al quartier generale di via dell’Umiltà hanno preparato una maglietta celebrativa con la serie di sconfitte del Pd e il tormentone mourinhano «Zero tituli».

In serata il verdetto definitivo delle preferenze ha consacrato il premier Silvio Berlusconi come il candidato più votato in tutte le circoscrizioni per un totale di 2.706.791 voti, in aumento rispetto ai 2.350.751 del 2004 e terzo miglior risultato di sempre alle Europee anche se si tratta solo del 25% dei voti totali del partito (con la sola Forza Italia aveva sempre raggiunto quote superiori; ndr). Nessuno lo ha sopravanzato in nessuna circoscrizione elettorale: David Sassoli si è fermato a quota 400mila e Rita Borsellino a 229mila.
Il Pdl si è confermato il primo partito italiano con il 35,26% dei consensi e insieme con il 10,2% della Lega la maggioranza di centrodestra è rimasta tale. Eppure quel 2% in meno rispetto alle politiche dell’anno scorso e il mancato avanzamento alla soglia del 40% preconizzata dai sondaggi hanno lasciato qualche strascico.
Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, è stato chiaro. «L’elemento che ha alterato le percentuali - ha detto - è stato quello dell’astensione al Sud e nelle isole che ha colpito un bacino elettorale estremamente forte per il Pdl. Senza questo elemento, il risultato sarebbe stato diverso». E il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo non ha mancato di far notare che il governo «deve fare più attenzione al Mezzogiorno».

A questa indicazione se ne aggiunge un’altra, anche se di tutt’altro rilievo. «La campagna elettorale - ha sostenuto Verdini - è stata infarcita di elementi esogeni (le polemiche sul caso Letizia; ndr) che probabilmente hanno influito, ma di certo il risultato del Pdl non è stato condizionato dall’assenza del voto cattolico». Analisi condivisa anche dal capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto. «L’indegna campagna svolta dal Pd e dal giornale-partito la Repubblica contro il presidente ha provocato l’imbarbarimento della vita politica e l’aumento dell’astensionismo», ha commentato.

Ma tra avanzata della Lega e astensionismo meridionale a Cicchitto appare logico riflettere «con calma e responsabilità sul funzionamento del partito». Il Popolo della liberta «deve fare una sola cosa: governare tenendo conto delle domande che vengono dal Paese, di sicurezza, di sostegno alle imprese e al lavoro, di sviluppo al Sud».

Il Pdl, infatti, non può dormire sugli allori anche se come ha ricordato il ministro Scajola «è il primo partito al Nord, con un risultato particolarmente lusinghiero in Liguria», se come ha sottolineato il sindaco Alemanno si conferma leader anche nella Capitale e se, come ha rilevato il sottosegretario Cosentino in Campania sono arrivati «1,2 milioni di voti». Certo, dietro c’è un Pd in crisi d’identità che ha visto il suo divario rispetto ai competitori raddoppiarsi, ma non basta. E così è proprio Alemanno a rilanciare la necessità di un’alleanza programmatica con l’Udc per confermare il primato alle Regionali del Lazio nel 2010, ipotesi sostenuta anche da Cicchitto e dal viceministro Urso («Saremo insieme nel gruppo e nel Partito popolare europeo, non capisco perché non dovremmo fare altrettanto in Italia»), ma presa con cautela dal coordinatore La Russa («C’è ancora tanto di quel tempo...»).

«Stiamo lavorando per andare verso un sistema bipartitico», ha concluso Verdini riferendosi alla possibilità di alzare oltre il 4% lo sbarramento. Sibillino il ministro Rotondi: «I dorotei sono eterni e il risultato è doroteo».

Segni, Taviani e Colombo inseguivano il sogno di una Dc maggioritaria, Berlusconi l’ha praticamente realizzato.

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