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La "primavera araba" è già alla prova bikini: e gli islamici dicono no

In Algeria, Egitto e Tunisia i partiti islamici vietano l'uso del bikini in spiaggia. Ma comporterebbe un calo dei turisti

La "primavera araba" è già alla prova bikini: e gli islamici dicono no

Prova bikini per la primavera araba. I partiti islamici che si stanno affermando nei cosiddetti Paesi della "primavera araba" hanno già una dura prova da affrontare: quella del "bikini".

Ovvero, come affrontare il problema del look da spiaggia, ovviamente dei turisti, o meglio, delle turiste, dato che per loro, gli islamici, non se ne parla proprio: accettano solo il burka per le loro donne. In Marocco, Egitto e Tunisia il turismo dai Paesi occidentali costituisce una percentuale consistente del Pil, ma la vittoria dei partiti filo-islamici alle recenti elezioni che si sono svolte nei tre Paesi porta con sé numerosi interrogativi sulla sorte di un settore talmente vitale. Molti osservatori ora si chiedono se i nuovi governanti saranno in grado di dimostrare moderazione, al fine di poter conciliare i loro principi rigidi e dottrinali con le esigenze economiche dei loro Stati che, necessariamente, vanno verso un'occidentalizzazione dei costumi.

Per di più, i tre Paesi del maghreb non hanno giacimenti di petrolio, e quindi il turista occidentale, soprattutto se si tratta di una donna che sfoggia un bel bikini, è la principale fonte di introiti. E subito, all’indomani della vittoria, il partito tunisino di "Al-Nahda" si è affrettato a rassicurare che i turisti in Tunisia non saranno toccati. Diversa la posizione dell'Egitto, dove il partito "Al-Nour" ha dichiarato che entro pochi giorni verranno vietati il consumo di alcolici e il turismo balneare, che, secondo loro, stimolerebbe il vizio. Insomma, un colpo ferale all'industria del divertimento sulle sponde del Nilo e del Mar Rosso. La primavera araba si è già abbattuta su Sharm el Sheikh, l'enclave del turismo occidentale in terra egiziana, svuotando alberghi, ristoranti e locali notturni.

Ma "l’elettore ha un bel da essere credente, deve pur mangiare, e gli islamisti sanno che il fervore dell’elettorato non reggerà di fronte al piatto vuoto, le spiagge vuote, gli hotel vuoti", scrive il sito d'informazione "Slate Afrique". Così un rappresentante di "Al-Nour" ha fatto sapere che la sua corrente è ben intenzionata a promuovere un turismo "islamic-friendly": "Il partito non vuole vietare il turismo balneare, ma vogliamo un turismo più lecito secondo quanto detta l'Islam". Si capisce che quest'anno, per gli islamici, la prova bikini sarà dura, e rischia anche di creare divisioni interne, tra moderati e ortodossi.

Sono ben accette soluzioni alternative. Ad esempio, in Algeria si sono inventati il "trikini", meglio noto come "burkini", ossia un costume intero pensato per coprire per bene ogni traccia di attributo sessuale femminile.

In altre zone si rispetta la pratica del turismo con zone specifiche destinate esclusivamente ai turisti stranieri.

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