Prodi, il mister nessuno che ha la forma dell’acqua

Quasi tutti erano convinti che Romano Prodi non avrebbe mangiato il panettone di Natale a Palazzo Chigi: aveva vinto le elezioni per una manciata di voti, disponeva di una maggioranza non omogenea e al Senato era addirittura in balia di un equilibrio instabile. Si diceva che sarebbe bastata una spallata per mandarlo a casa.
A Palazzo Chigi, invece, ha mangiato il panettone ma anche la colomba pasquale; è possibile che egli riesca a gustare i dolci festivi della intera legislatura. Tutto ciò avendo collezionato topiche memorabili e preso decisioni sbagliate e contraddittorie in Italia e all’estero senza mai smettere quel sorriso a bocca aperta che non sempre suggerisce una luce di intelligenza, caso mai una punta di furbizia.
Egli è: Dico e non Dico; è cattolico ma adulto per cui può permettersi parecchie indulgenze; fa comunella con Bertinotti e con Mastella, spesso rinviando decisioni importanti perché i contrasti si decantino da sé, per oblio o per stanchezza; si erge a paladino dei poveri e, quando può, li tartassa; predica guerra alla guerra secondo la Costituzione, manda però forze armatissime, stile sbarco in Normandia, per fare bellicosa figura.
È persino pronto a rubare il mestiere ai preti. In questo somiglia a quel curato di campagna a cui, personalmente, sentii dire: «Nel Vangelo di oggi non c’è nulla da ricavare; vi dirò io qualche cosa». E Prodi si inventa una lettera che San Paolo non scrisse mai. Se il quadro sommariamente dipinto è tale, resta da spiegarsi come mai il suo avversario non riesca a mandarlo via. La risposta è secondo me: perché Prodi è Nessuno; sotto il vestito niente, per cui non si sa da che parte prenderlo essendo in possesso di una personalità incorporea. Questo è il suo segreto; si è mai del resto visto cadere nessuno? Omero insegna: neppure Polifemo riuscì ad agguantare Nessuno.
L’unico pericolo che egli corre, il suo tallone di Achille è che, ai suoi, avendolo essi finora accettato come leader perché non esiste e perché spesso ha concesso a ciascuno di fare il proprio comodo, venga a noia e lo facciano fuori per potersi finalmente confrontare l’un l’altro, come nella nobile, si fa per dire, gara in corso per la leadership del Partito democratico.
Seguendo Omero sulla via delle similitudini, Prodi somiglia al titolo di uno dei primi gialli di Andrea Camilleri: «La forma dell’acqua».

Non avendo un proprio contenuto egli si adegua ai contenenti degli altri in attesa che essi si trasformino, come può succedere, in suoi contendenti.

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