Progetti e conti in rosso: l'incognita del dopo Expo

Milano I milanesi hanno votato per o contro Giuseppe Sala senza sapere la verità su Expo. E non avranno l'onore di conoscere i numeri del bilancio nemmeno prima del 19 giugno, giorno del ballottaggio. Le cifre, si spera, arriveranno solo alla fine di giugno.

Ma è chiaro che la partita Expo è una delle sfide più grosse che il futuro sindaco - che sia Sala o Parisi - avrà da affrontare. Innanzitutto per chiarire, una volta per tutte, i numeri. Che la società sia in perdita si sa (il rosso del 2015 è compreso tra 30,6 e 32,6 milioni di euro). Da analizzare ci sono tuttavia le perdite del 2016 e il dettaglio delle entrate e delle uscite: dal numero di biglietti venduti, alle penali pagate ai saldi non onorati con i fornitori. E non è voler fare i pignoli, ma è un diritto dei milanesi sapere come sono stati amministrati i soldi pubblici. Oltre all'Expo-che-è-stata, il nuovo sindaco avrà sulla scrivania la questione dell'Expo-che-sarà. Anzi, sull'argomento non dovrà perdere nemmeno un minuto perché i tempi per progettare il nuovo sito vanno sfruttati al meglio. L'idea è quella di realizzare, là dove sorgevano i padiglioni degli Stati di tutto il mondo, una cittadella della Scienza e delle nuove tecnologie. Più altre attività nel restante milione di metri quadrati. Il Comune di Milano avrà una bella occasione per dire la sua, per proporre iniziative e per far lavorare gli imprenditori locali. Ma non potrà tentennare, altrimenti rischierà di perdere un treno fondamentale per il rilancio della città. Il sindaco potrà dire la sua anche su ciò che avviene ora, nella fase intermedia tra Expo e la cittadella della scienza. Al momento la stagione è partita sotto tono con iniziative un po' risicate. Ma quel che conta è «mantenere in vita» i terreni perché non perdano valore immobiliare. Parisi o Sala potranno proporre eventi e attività in vista della prossima stagione.

MaS

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