Controcultura

Prove in difesa degli affetti

Sempre lontana dai riflettori, vincitrice di un Premio Pulitzer per Il buio oltre la siepe (1960), romanzo di grandissimo successo che denunciò mai come prima di allora le tensioni razziali contro gli afro-americani

Sempre lontana dai riflettori, vincitrice di un Premio Pulitzer per Il buio oltre la siepe (1960), romanzo di grandissimo successo che denunciò mai come prima di allora le tensioni razziali contro gli afro-americani e che divenne anche un film diretto da Alan Pakula e vincitore di quattro Oscar, Harper Lee a 34 anni si ritirò a vita privata smettendo, dalla metà degli anni '60, anche di rilasciare interviste.

Qui presentiamo un suo inedito assoluto in Italia, nelle librerie da martedì prossimo per Marotta&Cafiero (pagg. 76, euro 20) con il titolo Love. Le forme dell'amore. Nella plaquette sono contenuti altri quattro scritti: sulla passione per i libri, il dono della scoperta, il Natale in America e una lettera a Oprah Winfrey dopo averle rifiutato un'intervista.

L'Amore... in altre parole è del 1961, e apparve sulla rivista Vogue: l'affetto che il principe Edoardo nutriva per la sua amante, il vangelo di San Paolo e la voglia di vivere di Cervantes diventano una meditazione sulla forza e il bisogno di amare. Un piccolo gioiello narrativo, tra passaggi a volte ingenui e frasi che hanno la forza dell'aforisma, caratterizzato da una rara delicatezza di scrittura ma al contempo da uno stile con un impianto narrativo molto vicino ai grandi classici.

Harper Lee sottolinea come molti di noi siano del tutto privi di «compassione», di come il «romanticismo» spesso sia soltanto una parola e di come troppo spesso l'amore sia un paradosso perché «l'uomo sta per arrivare su Venere, ma non ha ancora imparato a vivere con sua moglie».

Perché per l'Harper Lee di questo scritto l'amore è l'unico sentimento capace di «riparare», di riannodare quei fili della vita che altrimenti sarebbero invisibili. L'autrice sa far scorrere le parole come fossero una carezza sul viso, l'abbraccio perso nel quotidiano, gli affetti troppo spesso dimenticati, la perfidia e l'invidia che tendono a minare ogni rapporto. Come quando scrive: «L'avarizia non ha mai scritto un buon racconto: l'odio non ha dipinto la Nascita di Venere; né l'invidia ci ha mai rivelato che il quadrato dell'ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati di due cateti». Ogni pagina, ogni riga, sono venati di un amore che, anche quando appare forse troppo tradizionalista, quasi ecumenico, vince sulle sensazioni del lettore.

Ed è questa la forza di una scrittrice che sin dai primi anni Quaranta aveva frequentato la New York dell'editoria, aveva collaborato all'ultimazione del «romanzo-verità» A sangue freddo dell'amico fraterno Truman Capote per poi ritirarsi nella cittadina natale di Monroeville sino alla morte, avvenuta nel 2016, dedicandosi a Il reverendo, un romanzo su un serial killer che semina morte e terrore in Alabama e che non vide mai le stampe, a differenza del suo secondo e ultimo romanzo pubblicato nel 2015 (in Italia per Feltrinelli) Và, metti una sentinella.

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