«Non posso negare che la bestemmia sia un intercalare tipico dei veneti. Ma è un pregiudizio identificarla con la nostra lingua: anche toscani ed emiliani, ad esempio, non scherzano». Daniele Stival, leghista nato a Pramaggiore, vicino a Venezia, è assessore allIdentità, alla caccia, alla Protezione civile e ai flussi migratori della Regione Veneto. Orgoglioso portabandiera istituzionale della propria lingua, non ci sta ad avallare lequazione veneto uguale bestemmiatore. E pazienza se proprio lui qualche mese fa è finito nella bufera, accusato da un collega di aver offeso il padreterno durante una seduta di Consiglio.
Assessore, alcuni cittadini della sua regione si ribellano alla bestemmia.
«Avranno le loro ragioni. Posso capire che dalle nostre parti la bestemmia risulti a volte troppo pesante. Se cè chi trova naturale usarla come intercalare, è altrettanto naturale che a qualcuno dia fastidio».
Le espressioni offensive verso la religione sono peculiari del veneto?
«Certo che no. È un pregiudizio parlare della cultura veneta solo in questi termini. La volgarità fa parte della nostra lingua come di altre, ma è unabitudine che è giusto accantonare».
La bestemmia è sinonimo di mancato rispetto verso Dio?
«Anche questo è sbagliato. Da noi è un modo di dire, ma non punta a offendere Dio. I veneti infatti sono facilmente bestemmiatori e allo stesso tempo profondamente religiosi».
Lei è stato accusato di aver bestemmiato in Consiglio.
«A me non risulta e non è stato messo a verbale da nessuna parte. Chi mi accusa ha capito male oppure voleva farsi pubblicità.
Ma, dica la verità, non le capita mai?
«Se mi incavolo, certo che mi può scappare la bestemmia. A volte succede anche a me, daltra parte è nel Dna dei veneti».
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