Quando la balera batte la discoteca

Quando la balera batte la discoteca

Altro che polvere e sordidi intrighi: le balere di oggi irradiano luce, riscaldano il cuore, per gli habitué un elisir di lunga vita. Purtroppo in città son poche. Ma basta un giro in una delle ultime rimaste, per rendersene conto: il Madison in zona Certosa, locale storico un tempo definito «il salotto del liscio di Milano», per esempio, è tutto uno sfavillio. Due ampie sale, sottoposte a restyling e tutte a norma di legge, spalancano i battenti dal giovedì alla domenica sera, per ospitare un pubblico alquanto curioso: oltre mille persone, composte da distinti signori over 50, che s'accalcano all'ingresso per la sala del liscio, mescolati a giovani tra i 25 e i 30 anni, in ressa per entrare nell'altra, con musica da discoteca. Le due sale sono comunicanti, e durante la serata è tutto un via vai tra la prima e la seconda, perché i giovani, se non addirittura figli degli «over anta» presenti, sono fatalmente attratti dalla loro tardiva e innegabile joy de vivre. Mentre gli «anta», dal canto loro, che mai andrebbero in una discoteca normale, fanno il biglietto per la balera, ma «solo se la discoteca è aperta». Perché il loro reale intento, a sorpresa, è andar, anche, dall'altra parte. La domenica pomeriggio, invece, apre alle 15 solo la sala per anziani, e circa 250 affezionati, anziché presentarsi puntuali, arrivano addirittura un'ora prima. «Perché ci sono molte poltrone attorno alla pista - spiega Ada, guardarobiera storica del locale - e vogliono accaparrarsi il posto più vicino all'orchestra, smaniosi di cominciare». Orchestra che intona valzer, tango, mazurche, tutto un revival, ma anche «liscio in salsa rock - dice Marco, il primo cameriere -, Perché bisogna appassionare anche i giovani al genere».
E non ci vuol tanto, perché a fronte di droghe, bullismo, anaffettività e apatia, giusto per citare i problemi più ricorrenti tra giovani, veder 70enni danzanti avvinghiati in pista è un incanto. Ma sotto sotto… «Siamo l'unica vera coppia - dicono all'unisono Carlo e Tina, sposati da 30 anni -. Tutti gli altri, beh, diciamo single». Separati, vedove, ma anche sposati in fuga da casa con una scusa, over 80 con badanti extracomunitarie ad accompagnarli, poi notate a tornar da sole per adescarne (elegantemente) altri. Solitudini, in realtà, che si ritrovano, qui tenute a bada. E un filo di clandestinità. «Pensa che anni fa è venuta la troupe di 'Stranamore' per un servizio - confida divertito Davide, il cassiere - ed era tutto un fuggi fuggi per non farsi riprendere dalle telecamere». Ma, seppur stanati talvolta da mogli gelose, poco inclini ad accettare un ambiente, pulito sì, ma pericolosamente familiare come il focolare d'origine, gli anziani sono in crescita nel locale, perché, in realtà, non sanno dove altro svagarsi e perché le altre due o tre balere rimaste in città, l'Arizona, per esempio, o l'Apollo, sono più piccole, delocalizzate e spesso prese d'assalto da stranieri. «Qui arrivano anche da fuori, da Parma, Firenze, un pubblico che ama il ballo davvero, fattosi nel tempo più raffinato, più esigente», continua il cameriere. E affezionato. «Quando il locale chiuse, alcuni anni fa, la gente era in lacrime. Qando dopo due anni è stata annunciata la riapertura, era tutta una processione di persone che volevano informazioni».
Molto comunque del merito va al personale che ci lavora. «Non ci sono più i veri camerieri del liscio - conclude Marco - Qui ci vuole più pazienza che altrove, perché gli anziani magari non parlano bene, hanno pretese particolari, che so, non vogliono il ghiaccio perché fuori è freddo… Bisogna lavorare di psicologia e mai tradire la loro fiducia, perché arriva anche chi soffre, non bisogna aggiungere problemi».

E, a conti fatti, pare che più che un libro per ricordare, sia meglio una sana balera per dimenticare.

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