Quelle lezioni d’Occidente all’Università del Cairo

Nei Paesi arabo-islamici l’economia socialista è un cadavere in avanzato stadio di decomposizione. Negli anni della guerra fredda l’Urss non si limitò ad inviare a questi Paesi carri armati e Mig, ma calcò la mano sull’impostazione «socialista» della loro economia al punto che in Siria, in Egitto o in Algeria intere generazioni attive nella vita di tutti i giorni, e anche in posizione elevata, si sono formate solo su queste basi.
Le cose stanno cambiando profondamente. Mentre in certi ambienti in Europa si continua a straparlare di multinazionali e di profitto succhiato al popolo, in questi Paesi cresce nelle nuove generazioni l’onesto desiderio di conoscere la già vituperata economia occidentale. La tanto indicata «matrice del terrorismo», la millenaria Università islamica di al-Azhar al Cairo, ha ospitato per alcuni giorni l’Università Bocconi per una serie di lezioni sull’etica dell’impresa nell’economia occidentale, con un successo incredibile e centinaia di studenti e professori in platea.
Il tema sul quale si è focalizzato l’insegnamento è stata la responsabilità sociale dell’azienda che può essere cruciale nei Paesi in via di sviluppo. In questa moderna visione dell’economia occidentale il complesso economico che ruota intorno alle aziende porta alla cura dei bisogni sociali (aumento dell’occupazione, migliori condizioni di vita, aumento della coesione sociale) attraverso una stretta cooperazione tra l’autorità pubblica e la società civile.
Nel prossimo futuro, con la «benedizione» di questo «Vaticano arabo-islamico» così definibile nell’imprecisione dei termini che caratterizza la traduzione di situazioni legate ad altre culture, inizierà uno studio comune sui valori di fondo che caratterizzano il sistema socio-economico egiziano, appartenente al mondo musulmano e quello italiano e ovviamente europeo, per trovare una cornice comune nella quale continuare questo sforzo. Con la Bocconi, e naturalmente l’ambasciata d’Italia, era presente l’Assolombarda con il suo pieno sostegno a questa iniziativa. Sarà necessario offrire delle borse di studio e rischieremo ancora una volta, secondo l’idea fissa di qualcuno, di importare giovani terroristi anche se per la verità a questo gigantesco seminario erano presenti i sei borsisti dell’anno scorso già rientrati, oso dire «pacificamente», al loro Paese.
E pensare che solo tre anni fa mi capitò di proporre proprio la Bocconi nel corso di una cena e con la risposta dell’ambasciatore alla domanda di illustri personaggi egiziani seduti a quella tavola «è un’università privata» sfiorammo l’incidente diplomatico perché un’Università privata rientrava nella logica del profitto e poteva solo pensare a succhiare il profitto dal popolo e così via. Forse i tempi stanno veramente cambiando.

L’acquisto da parte del San Paolo della Banca d’Alessandria ne può essere un’ulteriore prova.

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