Quell'ondata infinita: già 18mila clandestini sbarcati a Lampedusa

Le cifre degli sbarchi sull'isola da gennaio a oggi danno la misura dell’invasione. Il premier chiama il Lombardo: "Trovato un armatore che darà le navi". Il governatore provoca: "Tendopoli al Nord". Le foto dei tunisini a Manduria

Quell'ondata infinita:  
già 18mila clandestini
 
sbarcati a Lampedusa

L’impatto, per chi arriva via mare a Lampedusa, è immediato. Sì, perché il primo accampamento a cielo aperto è lì, sulla banchina del porto, che brulica di clandestini buttati a terra, il nastro di plastica bianco e rosso che si usa per delimitare le aree di un incidente a separare un gruppo dall’altro, il barcone arrivato prima da quello arrivato dopo. Clandestini al porto, clandestini sulla collinetta che sovrasta il porto, clandestini per le strade, clandestini persino in quella che prima di questo esodo biblico era la riserva marina dell’isola e che adesso non si riconosce più, tanto l’assalto l’ha stravolta.

Come irriconoscibile in questi giorni è Lampedusa, stremata dagli sbarchi che si susseguono senza sosta: gli immigrati arrivati sino ad oggi sono un’enormità, 18.501 solo da gennaio. E il flusso non accenna a diminuire, anzi. Ancora ieri sette sbarchi: 72 profughi la mattina, circa 200 all’ora di pranzo suddivisi in tre barche, altri quattro barconi con circa 300 persone a bordo avvistati in serata. Un altro gruppo di 63 persone, in gommone, è rimasto in avaria in acque libiche e ha lanciato l’sos.

Un’invasione in piena regola. La media di profughi in arrivo è di mille al giorno, 1.200 tra venerdì e sabato, quasi 700 ieri. Il tutto in un’isoletta che sulla carta è di 20 chilometri quadrati, ma che in realtà, tolte spiagge e zone impervie, ha circa tre chilometri quadrati realmente utilizzabili. Una piccola isola, che di abitanti ne ha appena 4.800 (6.300 con la vicina Linosa, dove sono stati trasferiti 300 eritrei e somali, perché c’era il rischio che entrassero in rotta di collisione coni i tunisini) e che in questi giorni si ritrova con circa 6.000 clandestini sul proprio territorio (5.486 per l’esattezza, senza contare quelli dei barconi in arrivo in serata). Sì, perché nonostante i ponti aerei e i trasbordi via mare, con la nave della Marina San Marco e con alcuni traghetti privati, a Lampedusa, trasferire gli immigrati è come tentare di svuotare il mare con un bicchiere: ne porti via un migliaio e subito arriva la nuova ondata.

«Ovunque si incontrano migranti, Lampedusa sembra ormai un’isola tunisina, non più territorio italiano», dice il governatore di Sicilia Raffaele Lombardo che ieri è volato nella maggiore delle Pelagie: «C’è il rischio di epidemie, la situazione è disumana, chiederò l’intervento del presidente Napolitano». A Lombardo, ieri pomeriggio, ha telefonato il premier Silvio Berlusconi, che ha rassicurato il governatore sull’impegno del governo: «Ho parlato dell’argomento con i ministri Maroni e La Russa – ha detto il premier a Lombardo – ho avuto la disponibilità di un armatore per avere delle navi. Ti farò sapere sulla richiesta di un Consiglio dei ministri apposito per Lampedusa». Col premier, che incontrerà probabilmente mercoledì, il governatore è stato categorico: Lampedusa va svuotata, subito. «Dove mandare gli immigrati? – ha detto il governatore – le tendopoli le possiamo fare anche in Sicilia, ma perché no in Valpadana o in Piemonte, se siamo un Paese unito».

Altro che festeggiamenti per i 150 anni. Lo sentono lontano, lontanissimo il Paese, in questo momento, gli isolani. «L’Italia ci ha abbandonato, forse hanno dimenticato che siamo italiani anche noi», il ritornello che ripetono, inferociti, i lampedusani che si incontrano in giro. Uomini, per lo più. Donne e bambini infatti stanno a casa, quasi fossero loro i veri clandestini nella loro terra. E non è questione di razzismo o di scarsa capacità di accoglienza. A Lampedusa, con i barconi carichi di disperati che arrivano dall’Africa si convive da oltre dieci anni, solo gli accordi con la Libia e la Tunisia avevano concesso una tregua. Ecco le cifre snocciolate nel settembre del 2002 alla Camera dall’allora come oggi sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «In Sicilia, e per Sicilia si intende anche Lampedusa e Pantelleria, dal primo gennaio al 31 agosto (del 2002, ndr) sono sbarcati 11.115 clandestini, rispetto a 2.564 del 2001 e ai 1.724 del 2000». Numeri imponenti, come si vede. Che però non turbavano gli equilibri dell’isola, visto che i clandestini restavano separati da popolazione e turisti. Solo dopo i patti stretti col Nord Africa c’era stata l’inversione di tendenza, come dimostra il dato del 2010, 4.406 clandestini in tutto. Molti meno dei 18mila e 500 in soli tre mesi che stanno strangolando l’economia dell’isola.

L’economia, appunto. Il nodo cruciale, insieme all’emergenza umanitaria, alla mancanza di acqua potabile - l’approvvigionamento idrico via mare è passato dai 15mila litri abituali a 60mila litri - e all’emergenza igienico-sanitaria. Lampedusa vive di turismo, ha solo quello, grazie a mare da favola e spiagge incantate. E sfortuna vuole che l’escalation di arrivi stia cadendo nel momento cruciale della stagione: le imminenti vacanze di Pasqua, le prenotazioni da confermare per l’estate. Pasqua da sola, secondo le stime, è una perdita da 4 milioni e mezzo di euro. L’intera stagione vale circa 50 milioni. Se i turisti non arriveranno sarà la catastrofe. E le disdette già ci sono. «Abbiamo fatto alcuni calcoli – dice il presidente di Federalberghi a Lampedusa, Giandamiano Lombardo – e abbiamo una proiezione di riempimento appena del 5 per cento. Si rischia di distruggere una comunità così.

Ma come, siamo il sesto Paese industriale del mondo, aiutiamo tutti e l’Italia non riesce a portar via da qui gli immigrati? Vi prego, aiutateci: svuotate Lampedusa, liberate Lampedusa. Non si può abusare di questo territorio. Qui abbiamo già dato, adesso basta».

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