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Questione di polso Ecco gli orologi che segnarono il tempo dell'impresa

Uomini e tecniche che resero possibile l'allunaggio. Omega fu al fianco della Nasa con il suo Speedmaster Professional

Fabrizio Rinversi

Nel 1957, Omega presentò un modello cronografico in acciaio, da 39 mm, definito da una lunetta con scala tachimetrica incisa, e da quadrante nero, con lancette broad arrow luminescenti. Impiegava il calibro meccanico manuale 27 CHRO C12 (ridefinito 321 nel 1949, smistamento cronografia mediante ruota a colonne). Nessuno ha mai saputo a chi per primo venne l'idea di denominare Speedmaster quell'orologio, lanciato con il seguente claim: «Un nuovo tipo di cronografo, con tachimetro, studiato per la ricerca, l'industria e lo sport». Il primo marzo 1965, dopo test severissimi, l'Agenzia Spaziale americana certificò lo Speedmaster come «Flight Qualified by Nasa for all Manned Space Missions». Quell'esemplare, sul cui quadrante comparve l'indicazione «Professional», fu quello che venne allacciato al polso di Armstrong, Aldrin e Collins, mediante un lungo cinturino in velcro, il 16 luglio 1969 alle 05.35, circa quattro ore prima della partenza dell'Apollo 11 verso la Luna. Successivamente all'allunaggio fu rinominato Moonwatch. Due aneddoti riguardanti lo storico segnatempo Omega vanno raccontati riguardo i memorabili momenti dell'allunaggio. Buzz Aldrin, negli istanti successivi all'arrivo dell'Eagle sul suolo lunare, comunicò a Houston che il suo cronografo si era fermato: momenti di panico al quartier generale di Omega. Si corresse, poi, immediatamente, affermando che solo la lancetta dei secondi crono si era bloccata. Si accertò, poi,che Aldrin avviò il cronografo nel momento del distacco dell'Eagle dalla capsula dell'Apollo 11, premendo inavvertitamente sullo stesso pulsante durante la discesa e provocando il normale stop del crono. Inoltre, sempre Aldrin rivelò che, prima di uscire dall'Eagle, il timer elettronico di bordo ebbe un blocco, e Armstrong lasciò nel modulo il suo Speedmaster per motivi di sicurezza: così il primo orologio «worn on the moon» fu lo Speedmaster al polso di Aldrin. Nel 1968, Omega, dopo tre anni di sviluppo, modificò il movimento dello Speedmaster: si trattava del calibro 861, a carica manuale, utilizzato fino al 1997, 21.600 alternanze/ora e smistamento della cronografia a navette.

Detto movimento ha costituito il fil rouge delle edizioni commemorative del 50° anniversario dell'allunaggio, lanciate da Omega lo scorso maggio. La prima è in oro Moonshine da 42 mm - lega dalla tonalità più chiara rispetto all'oro giallo, più resistente allo scolorimento e più lucente nel tempo -, in 1.014 esemplari, gli stessi di quella commemorativa in oro giallo, prodotta dal 1969 al 1973, con rara lunetta bordeaux (l'anello della ghiera, oggi, è realizzato in ceramica con scala tachimetrica in Omega Ceragold): il quadrante in oro massiccio prevede indici applicati rifiniti in onice nero. stata prevista, poi, anche una variante in acciaio, con lunetta in oro Moonshine e disco interno in ceramica nera lucida con scala tachimetrica, in edizione limitata a 6.969 pezzi. Sul quadrante, in due tonalità di grigio, spicca l'indice ad ore «11» (il numero della missione Apollo), a numero arabo in oro Moonshine, materiale impiegato anche per disegnare, sul contatore dei piccoli secondi, l' immagine di Buzz Aldrin mentre scende dalla scaletta sulla superficie lunare. Sul fondello serrato a vite, nella parte centrale, intorno all'orma del primo uomo sulla Luna, ecco incisa la leggendaria citazione di Neil Armstrong: «That's one small step for a man, one giant leap for mankind». Come accennato, il movimento manuale adottato è il nuovo calibro Omega Co-Axial 3861, sviluppato su base 861, con l'aggiunta di componenti più innovativi al fine di ottenere la certificazione Master Chronometer (tra l'altro, la straordinaria resistenza ai campi magnetici fino a 15.000 Gauss, precisione di 0/+5 secondi al giorno, resistenza agli urti pari ad una forza di 5.000 G), quali, su tutti, l'introduzione dello scappamento Co-Axial.

Insomma, il tempo infinito che condusse Armstrong a toccare il suolo lunare alle 02.

56 UTC del 21 luglio 1969, giorno memorabile, venne misurato da un orologio Omega Speedmaster che, da quel momento, entrò nell'aura del mito, ristrettissimo club del quale solo pochi segnatempo possono pregiarsi di appartenere.

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