Linus: "Con Radio Linetti porto sulla scena la mia vita nell'etere"

La star di Radio Deejay debutta al teatro Alcione «Storie, aneddoti e l'ascolto di cento dischi top»

Linus: "Con Radio Linetti porto sulla scena la mia vita nell'etere"
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Dall'etere al palcoscenico, con un vero proprio debutto, una prima assoluta. Protagonista uno dei personaggi più iconici e amati della radio italiana, il conduttore e direttore artistico di Radio Deejay, Linus (nome d'arte Pasquale Di Molfetta). Che sbarca nel mondo della «commedia» con il suo spettacolo «Radio Linetti Live» al Teatro Alcione di Milano (piazza Vetra 7, dal 29 aprile al 3 maggio e poi la settimana dopo, da mercoledì 8 a sabato 11).

Colpo di scena, Linus debutta a teatro: di che cosa si tratta?

«Non è una trasmissione radiofonica e neppure una serata in discoteca. Ho chiamato questo spettacolo Radio Linetti perché è un termine che avevo usato qualche anno fa, durante il lockdown da casa mia facevo delle trasmissioni; mi è rimasta la voglia di portarle avanti. Linetti, insomma sono sempre io».

Che cosa si ascolterà?

«In sintesi porto sulla scena la mia storia, un racconto autobiografico. Un esempio? Il modo in cui sono entrato nel mondo della musica e il contrario. Rapporto e scambio molto stretti e tutto questo ha fatto nascere tanti aneddoti».

Telecamere sulla pièce, per anticipare, far vedere qualcosa...

«Sul palcoscenico si vedranno una consolle classica, da deejay (giradischi e tutto rigorosamente in vinile, ndr) e una libreria con cento dischi, almeno secondo me, i più belli della mia storia personale».

Poi?

«Poi questi dischi li userò come punteggiatura, nel senso che il mio sarà un monologo, però, ogni tanto per sottolineare le cose che racconterò, prenderò un vinile e lo farò ascoltare per un minuto. I dischi usati come paletti di uno slalom».

Altre particolarità?

«Lo spettacolo sarà al Teatro Alcione, l'ex cinema milanese, un contesto di vicinanza con il pubblico, dove ci saranno interazione e partecipazione, attiva».

C'è un dopo per questo spettacolo?

«Sicuramente mi piacerebbe continuare. Facciamo queste due settimane e se tutto andrà bene a settembre si potrebbe portare lo spettacolo in giro».

Musica, musica, musica: ha mai fatto il conto delle ore passate a far radio e dei personaggi che ha intervistato?

«Il conto delle ore lo faccio anche al volo: due al giorno, dieci alla settimana, dunque quaranta al mese, alla fine il risultato è più di 20mila; personaggi ne ho intervistati migliaia».

Incontri con uomini straordinari?

«Tanti, ma giusto per citarne alcuni: da Peter Gabriel a Kobe Bryant a Paolo Conte, tre molto diversi fra loro sia per età sia per provenienza».

Incontri con le città...

«Sono nato a Perugia, figlio di pugliesi, dall'età di tre anni vivo a Milano, la quale è la mia città, che ho visto rinascere, da dieci anni a questa parte, quasi esplodere. Adesso, forse, è il momento di cercare di non perdere l'identità».

E come ha visto cambiare la radio?

«L'ho vista cambiare come una persona. Eravamo bambini, poi siamo diventati adolescenti e poi persone mature. Ora le radio sono fatte da persone mediamente più grandi di quelli dei miei primi anni di attività, il pubblico è cresciuto, anche la musica e gli argomenti si sono spostati verso l'alto».

Finale in gossip: c'è chi

dice che lei si stia avvicinando al Festival di Sanremo, alla conduzione...

«No, in qualche occasione hanno chiesto se fossi disposto a farlo. Se me lo chiedono ci sono, è il mio lavoro e lo faccio da mille anni».

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