Controcultura

Redonda, l'isola che nessuno voleva è la patria della monarchia letteraria

Venne scoperta da Cristoforo Colombo nel 1493 e il suo nome significa semplicemente "la tonda"

Redonda, l'isola che nessuno voleva è la patria della monarchia letteraria

La Repubblica delle lettere? Troppo complicata da fare, meglio la monarchia delle lettere. E con un sovrano assoluto. Stiamo delirando? No, il regno delle lettere è precisamente localizzabile su una mappa e le coordinate sono queste: 16 gradi, 56 primi e 19 secondi Nord; 62 gradi, 20 primi e 46 secondi Ovest. In quel punto si trova la piccola e quasi inabitata isola di Redonda. Venne scoperta da Cristoforo Colombo nel 1493 e il suo nome significa semplicemente «la tonda». Del resto questo sasso alla periferia dell'arcipelago delle Antille non deve aver attirato a lungo l'attenzione dell'Ammiraglio. Si tratta di un sasso di origine vulcanica, lungo un chilometro e seicento metri e largo trecento, con un pianoro erboso sulla sommità. Difficile da scalare, non ha nessuna fonte d'acqua, se si esclude la pioggia. L'isola a lungo, quindi, non interessò a nessuno tranne ai volatili marini e nel 1860 finì per passare sotto dominio britannico. Ed ecco però il roccioso isolotto avere un primo effimero momento di gloria. Quando il guano divenne materiale pregiato per la produzione dei primi fertilizzanti industriali, l'isola, frequentata per secoli dagli uccelli, divenne una piccola ma preziosa miniera. Venivano estratte 7mila tonnellate di deiezioni l'anno. Tutto questo cessò nel 1901, quando ormai la chimica aveva superato i pennuti nella produzione di sostanze fosforose. Ma intanto Redonda si stava ritagliando tutt'altro ruolo: dal guano a simbolico regno delle lettere.

Come? Nel 1865 il banchiere di origine irlandese Matthew Dowdy Shiel acquistò l'isola. Quando nacque il suo primo figlio, il futuro scrittore di fantascienza Mattew Phipps Shiel (1865-1947), il magnate pensò che sarebbe stato bello fornirlo di un titolo reale. Follia? La vicenda non è chiarissima ma pare che riuscì a ottenere dall'Imperatrice e Regina Vittoria I (non tanto incline, forse, a perder tempo per sassi piantati in lontani oceani) l'autorizzazione a erigere Redonda in regno, a patto che restasse a far parte del dominio coloniale britannico (a volte è così facile far contenti gli eccentrici...). Fu così che Matthew Phipps Shiel divenne re con il nome di Felipe I (secondo la leggenda con tanto di benedizione vescovile). Da scrittore, re Felipe pensò bene che il titolo dovesse passare di mano non per sangue ma per discendenza letteraria. Alla sua morte, nel 1947, cedette i suoi diritti letterari e sul regno di Redonda al collega e amico John Gawsworth, che prese il nome di H. M. Juan I. La condotta reale di Gawsworth fu quanto mai discutibile: perennemente afflitto da problemi economici, sembra abbia venduto il titolo in diverse occasioni. Erede, alla sua morte nel 1970, risultò comunque il suo editore, John Wynne-Tyson, a cui passarono, inoltre, i diritti sulle opere di Gawsworth e di Shiel e che prese il nome di re Juan II. Ma i pasticci finanziari di Gawsworth fecero sì che si facessero avanti altri pretendenti.

Ma restiamo fedeli alla linea reale «ufficiale». Nel 1997 Wynne-Tyson abdicò in favore del romanziere spagnolo Javier Marías, cedendogli inoltre i diritti letterari di Gawsworth e di Shiel, per il ritratto da lui tracciato di Gawsworth nel racconto Todas las almas. E Javier Marías, finalmente, si è dimostrato un sovrano illuminato. Ha fondato una casa editrice chiamata Reino de Redonda e poi si è circondato di una vera corte culturale: Francis Ford Coppola e Pedro Almodóvar sono stati nominati rispettivamente «duca di Megalópolis» e «duca di Trémula», Alice Munro «duchessa dell'Ontario» (dal 2005), Umberto Eco «duca dell'isola del giorno prima» (il 12 aprile 2008).

Non è il solo italiano: nel 2003 Claudio Magris ha ricevuto il titolo di «Duca di Segunda Mano».

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