Viaggi

La Repubblica Dominicana da Rio San Juan a Punta Rucia

Acqua celeste, sabbia dorata, foresta tropicale e resort da sogno. La costa nord è tutta ancora da scoprire

Camilla Golzi Saporiti

Il ballo, il silenzio. L'orizzonte sull'Oceano infinito, la fitta foresta tropicale. I chiringuitos con wi-fi sulla sabbia, i boutique hotel mimetizzati tra palme e mangrovie. Merengue, bachata, salsa e reggaeton. Mango, papaya, ananas e platano. Immagini, scorci, estremi di una vacanza che viaggia tra Rio San Juan e Punta Rucia. Dopo Bayahibe, Punta Cana e Samaná, la Repubblica Dominicana non è finita, ha ancora questo tratto di costa nord da mostrare. Trecento chilometri, tre ore di strada. Da scoprire lungo un percorso poco battuto e molto autentico. Che si affaccia su un Atlantico inedito.

L'acqua non solo è calda per gli standard oceanici, ma è anche sfumata: vira dall'argento al blu, toccando tutti gli azzurri e i turchesi. Colori e riflessi che brillano sul malacon, il lungomare, di Puerto Plata, porta d'accesso della costa nord. Il nucleo storico della ciudad vieja è costellato di case in legno colorato in stile vittoriano. Facciate rosse, verdi, gialle scoprono all'interno abitazioni, musei, come quello dell'ambra (ambermuseum.com) e locali. E guidano fino alla fortezza di San Felipe del 1564, tra le testimonianze coloniali più significative dei Caraibi. Due passi, una foto e poi, perché no, una cena al Restaurant & Lounge Mares (maresrestaurant.com), un ristorante impostato come una casa privata. Si entra in un living con tavole apparecchiate. I posti sono contati, la cucina, di carne e di pesce, è locale e raffinata, l'ambiente e il servizio sono curati, ma familiari. A tre chilometri da Puerto Plata si trova Playa Dorada, un complesso cintato che raccoglie resort all inclusive attorno a un campo da golf disegnato da Robert Trent Jones. Tra tutte le strutture Casa Colonial Beach & Spa (casacolonialhotel.com) si distingue non solo per essere l'unica non inclusive, ma anche per essere un piccolo mondo a parte. Una cinquantina di suite vista mare si nascondono nel giardino tropicale. Dalla spiaggia si vede il Pico Isabel de Torres (800 metri d'altezza da raggiungere con el teleferico, l'unica funivia dei Caraibi, per abbracciare il Cristo Redentor dominicano e un panorama mozzafiato). Nel verde saltano fuori fiori di taglia extralarge. Sul tetto aspettano lettini e infinity pool. All'interno SPA e ristorante da sogno. Persino umidità e mosquitos passano in secondo piano qui. La tentazione di posare le valige e passare l'intera vacanza fermi a Casa Colonial è forte, ma sarebbe un errore. Significherebbe perdersi Cabarete. Distante appena una mezz'ora, è un villaggio nato e cresciuto sulla sabbia dorata e attorno alla passione del surf. Dalla mattina alla sera gli alisei incontrano le correnti marine, alzano le onde e chiamano a cavalcarle. Uno spettacolo da vivere e da vedere tutto l'anno, fatta eccezione per i mesi di ottobre e novembre, quando gli acquazzoni tropicali di pochi minuti diventano diluvi senza fine. Tavole colorate saltano su e giù, sembrano ballare sull'acqua. A riva palme, sdraio e ristoranti. Il migliore? La Casita de Papi. Specialità? Aragosta e padellata di gamberi, langostinos, con una salsa segreta color ocra. Il fascino hippy-chic di Caberete si perde nella strada che accompagna a Playa Grande. Tra costa e campagna sfilano paeselli circondati da piantagioni di canna da zucchero e tabacco, da pascoli di mucche e capre. Compaiono fabbriche di sigari, come Babunuco, a Cabrera, dove si scoprono i segreti di un mestiere che, a vederlo, sembra riflettere la filosofia di vita dominicana: rilassata e vitale. Finché sbuca il mare, oltre le palme, oltre le foglie. E su discese protese alla spiaggia si arrampicano baracchini colorati dove si cucina ogni ben di Dio. Playa Grande è frequentata da pochi turisti e molti dominicani. Sa di vero, sa di bello. A dominarla con discrezione l'Amanera resort (aman.com): appena aperto, sorge sul lembo occidentale della baia e ritaglia uno scorcio che mixa design e natura, golf e relax, celeste e verde. Dalla parte opposta della costa, sull'estremità ovest, Punta Rucia, elegante molo di partenza per raggiungere Cayo Arena, un atollo sospeso nell'azzurro e ribattezzato Cayo Paraiso. Non a caso.

Info: Ente del Turismo della Repubblica Dominicana, godominicanrepublic.com

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