Cultura e Spettacoli

Ricambio ai vertici del ministero

Cambiamenti in vista al ministero per i Beni e le attività culturali. Una circolare di qualche giorno fa apre la corsa per la nomina di 9 figure dirigenziali. Tra queste, i direttori della valorizzazione e dello spettacolo dal vivo. Due nomi su tutti: Mario Resca e Salvatore Nastasi. La carica di direttore generale è a tempo determinato. La durata può variare da 3 a 5 anni, e può essere rinnovata. È probabile però che due caselle si libereranno: da una parte un nuovo direttore generale per la valorizzazione, dall’altra occorrerà aspettare: un nuovo capo di gabinetto o un nuovo direttore per lo spettacolo dal vivo? Nastasi ricopre oggi la doppia carica: al vertice amministrativo dello spettacolo dal vivo e al fianco del ministro in un ruolo di nomina fiduciaria. Va reciso il legame fra il ruolo politico del ministro e dei suoi uffici di diretta collaborazione e il vertice della gestione amministrativa del ministero. Nata nel 2009, la direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale ha da subito dovuto fronteggiare aspre polemiche: sia per la nomina di Resca, sia per le sue competenze «trasversali», in grado di sovrapporsi alle attribuzioni delle altre direzioni generali. Pur essendo aumentati i dati aggregati di affluenza nei musei statali, occorre tener conto anche di alcuni aspetti: il mutamento delle destinazioni turistiche a seguito della «primavera araba» che ha dirottato i turisti su altre destinazioni, fra cui l’Italia; la crisi economica: oggi si preferiscono mete vicine, come le città d’arte; un nuovo sistema di conteggio, che ha fatto lievitare il numero dei visitatori. Insomma, come spesso accade in Italia, ciò che manca è un parametro oggettivo e non modificabile di rendicontazione dell’attività dei soggetti pubblici. Altre nomine riguarderanno alcune direzioni regionali per i beni culturali e paesaggistici. Come ha rilevato la Corte dei Conti, sono nate duplicazioni di competenze tra direzioni generali e regionali. Queste ultime, infatti, create per essere una figura di coordinamento tra le strutture regionali e il ministero, hanno competenze che ne hanno cambiato l’originaria funzione di coordinamento.

Forse, più che di nuove nomine, la macchina statale avrebbe bisogno di una messa a punto, che ne riduca la struttura e le competenze.

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