Roma

La rivolta degli allevatori

L’assessore Valentini sotto accusa. Confagricoltura: «Bisogna gestire l’emergenza senza cadere nell’allarmismo»

Giacomo Legame

Non bastava il «fuoco amico» piombato su Marrazzo per le spese della Regione Lazio. Ad «avvelenare» il quasi-esordio della Giunta guidata dall’ex anchorman della terza rete Rai sono arrivate le complicazioni causate dal fiume di fiele che due giorni fa s’è riversato nella Valle del Sacco, in Ciociaria. Non solo per l’improvvisa morìa di 25 bovini che l’altro ieri s’erano abbeverati a un rivolo che si immette nel fiume Sacco, nel quale confluiscono scarichi industriali. Ma soprattutto per i potenziali «rimedi» di cui nei giorni scorsi s’è dibattuto a lungo in vertici e conciliaboli, e che hanno convinto gli allevatori della zona a sfoderare l’ascia di guerra.
La settimana prossima l’attivismo di Marrazzo e del suo assessore all’Agricoltura Daniela Valentini (Ds) troverà infatti un fuoco di sbarramento in una mobilitazione di massa che le organizzazioni sindacali agricole stanno predisponendo per scongiurare lo spettro che si profila all’orizzonte: l’abbattimento generalizzato del bestiame che vive nella zona colpita dall’inquinamento. Se per la Valentini si tratta infatti dell’«unico strumento», Confagricoltura e Cia - sindacati di settore - non vogliono nemmeno sentirne parlare. «Il problema non si risolve abbattendo il bestiame, ma individuando in fretta, caso per caso, le fonti di inquinamento per accertarne le cause, le responsabilità e gli adeguati rimedi - afferma Maria Rosaria Diurni, presidente Confagricoltura di Frosinone -. Gli animali si confermano preziose sentinelle ambientali che segnalano inquinamenti prima che essi aggrediscano l’uomo. Eliminato il bestiame, saranno gli esseri umani a fare da cavia. Le autorità devono gestire l’emergenza senza generalizzare e senza fare allarmismi». Un fuoco di fila anche dalla Cia, che per bocca del presidente provinciale Mario Mancini ha spiegato che «l’incidente di ieri non può essere il pretesto per generalizzare. C’è l’assoluta necessità di concludere in fretta gli accertamenti e di programmare, altrettanto in fretta, un programma di risanamento ambientale di tutta la valle».
Intanto la Valentini ha compiuto un sopralluogo ad Anagni (nel cui territorio ricade la zona colpita), e al termine ha fatto sapere che «c’è stato un avvelenamento e non un inquinamento», pertanto bisogna «dare un segnale agli agricoltori di questa zona perché sono spaventati».

Per arginare l’emergenza, la Pisana le sta pensando davvero tutte: dall’istituzione di un info-point alla richiesta di inserimento dell’area nel Piano nazionale di bonifica, annunciata da Marrazzo al termine di una riunione dell’unità di coordinamento regionale sull’emergenza della Valle del Sacco, sorvolata ieri dai carabinieri del Noe e monitorata dagli stessi uomini dell’Arma attraverso analisi e campionamenti sull’acqua e sui tessuti, già trasmessi alla procura di Frosinone che sul caso ha aperto un’inchiesta.

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