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Rubicone, il fiume scomparso nei meandri della storia

Il 10 gennaio del 49 avanti Cristo, Cesare attraversò il piccolo corso d'acqua romagnolo, dando inizio alla guerra civile. Ma da allora nessuno è più riuscito a individuarlo con certezza e gli storici sono tuttora indecisi tra gli attuali Pisciatello, Uso e Fiumicino, senza mai trovare una risposta definitiva

Rubicone, il fiume scomparso nei meandri della storia

«Alea jacta est» ovvero il «Dado è tratto» con queste parole Giulio Cesare avrebbe attraversato il Rubicone, confine naturale del territorio «urbano» che nessun generale romano avrebbe potuto varcare in armi senza il permesso del Senato. Ma se siamo molto sicuri della data, il 10 gennaio del 49 avanti Cristo, abbastanza persino dell'ora, l'alba o poco più, rimane da chiarire un dettaglio non di poco conto: «Ma quale tra i tanti fiumiciattoli che attraversano la Romagna va individuato come Rubicone?». Imprecisioni delle fonti e mutamenti orografici, hanno un po' confuso le idee agli studiosi, attualmente ancora incerti su almeno tre diversi corsi d'acqua, tutti concentrati nella provincia di Forlì Cesena e a pochissima distanza l'uno dall'altro.
Il Rubicone, rappresentava tra il 59 e il 42 avanti Cristo il confine tra l'Italia e la provincia della Gallia Cisalpina ed era quindi vietato ai generali attraversarlo in armi senza il permesso del Senato. Caio Giulio Cesare vi si accampò alla fine del 50 a.C., di ritorno dalle Guerre Galliche: qui fu poi raggiunto dall'ordine del Senato che gli ingiungeva di smobilitare e rientrare a Roma. Cesare intuì che era in atto un complotto per catturarlo, per cui si guardò bene dall'obbedire anzi diede ordine alle truppe, 11 legioni pari a circa 50mila uomini, di attraversare il confine. Dando così inizio alla guerra civile con Pompeo che si risolse definitivamente solo quattro anni dopo. Cesare ormai era prossimo alla dittatura quando alle idi di Marzo del 44 fu ucciso in Senato dai congiurati guidati da Bruto e Cassio.
Vicende note e stranote, studiate e ristudiate, analizzate ed esaminate e alla fine chiarire in ogni minimo dettaglio dagli storici. Eccetto per un aspetto: «Ma dove si trova esattamente il Rubicone?». Le enciclopedie sono abbastanza concordi nell'indicarlo come «piccolo fiume a regime torrentizio, 320 chilometri a nord di Roma, che scorre nella provincia di Forlì-Cesena ed incontra la via Emilia all'altezza di Savignano sul Rubicone per poi sfociare nel mar Adriatico poco a sud di Cesenatico». Solo che con queste caratteristiche in Romagna c'è il Pisciatello, che nel suo corso più basso prende il nome di Rigone, forse corruzione del nome antico, e l'Uso, che scorre più a sud presso Sant'Arcangelo. Ma anche il Fiumicino, che lambisce Savignano: il vero Rubicone per una buona parte degli storici, ma non per tutti, perché da sempre il dubbio rimane. Chi invece di dubbi non ne ebbe fu Mussolini che nel 1933 stabilì appunto che il Fiumicino fosse l'antico Rubicone tanto da cambiare il nome del paesino da Savignano Romagna e Savignano al Rubicone. Dove, nei pressi di un antico ponte romano, venne anche innalzata una statua dedicata a Caio Giulio Cesare.
Non bastasse questo per avvolgere nella nebbia dell'incertezza un episodio tanto celebre, cosa disse effettivamente Cesare al momento di attraversare il Rubicone? La storia ci rimanda «Alea jacta est» vale a dire «Il dato è tratto». Ma anche su questo c'è qualche incertezza. Potrebbe anche aver detto invece «Jalea jacta esto» e cioè «Sia lanciato il dado». Ma alla fine fin fine sempre di dadi stiamo parlando e cambia poco Cesare li considerasse già gettati oppure «da gettare» in quel momento.

Mentre cosa abbia esattamente «varcato» Cesare, il Pisciatello, l'Uso o il Fiumicino, rimane destinato a rimanere uno dei grandi misteri della storia.

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