Il ruolo sempre più centrale dei Cio per dare valore alla propria azienda

I Cio di oggi, ossia i responsabili della struttura It (Information technology), non sono e non vogliono essere più solo grandi esperti in campo informatico, né dedicarsi esclusivamente a tagliare i costi. Rivestono infatti un ruolo proattivo nella crescita dell’azienda, studiando come favorire l’innovazione, definendo strategie e lavorando per risolvere i problemi. Ma allora come sta cambiando il ruolo dei Cio (Chief information officer)?
Ibm, per rispondere a questa domanda, ha intervistato oltre 2.500 Cio nel mondo, parlando con ognuno di loro per un’ora. Da queste interviste è nata l’indagine «La nuova voce dei Cio» 2009, da cui emerge che i Cio occupano il 55% del proprio tempo, una percentuale altissima, in attività che creano innovazione, mentre il restante 45% lo passano a svolgere incarichi fondamentali e più tradizionali del ruolo del Cio, legati alla gestione dell’ambiente tecnologico, come ridurre i costi It, mitigare i rischi per l’azienda e fare leva sull’automazione per contenere i costi anche in altri ambiti del business. Il Cio, analizzando i dati raccolti, risulta avere caratteristiche contraddittorie ma complementari, infatti riassume in sé gli aspetti di un acuto visionario e un abile pragmatico, perché deve prevedere l’evoluzione del mercato e dell’azienda in cui lavora e al tempo stesso conoscerne puntualmente la struttura e lo stato dell'arte; è un sagace creatore di valore e un instancabile risparmiatore perché deve saper utilizzare al meglio i dati a vantaggio di clienti e impresa, ma al tempo stesso fare attenzione ai costi; un leader di business collaborativo e un manager It illuminante, perché deve essere in grado di studiare nuove iniziative di business e rinnovare la cultura aziendale insieme agli altri dirigenti (responsabile finanziario, Amministratore delegato, direttore) ma anche saper motivare l’organizzazione It e garantire prestazioni eccellenti in ambito informatico. Il giusto mix tra le varie caratteristiche produce il Cio ideale.
Dall’indagine emerge, inoltre, che l’affidabilità e la sicurezza sono esigenze sempre più pressanti e che il 71% dei Cio prevede di fare ulteriori investimenti nella gestione del rischio (risk management). I Cio si stanno inoltre concentrando su progetti che migliorano i processi per ottenere risultati economici immediati e a lungo termine: business intelligence e analisi delle informazioni, virtualizzazione e risparmio energetico, services oriented architecture (architettura orientata ai servizi), gestione dei servizi e cloud computing.
Di questo campione ben 166 sono Cio italiani, per buona parte appartenenti ad aziende di piccole e medie dimensioni. Il 60% del loro tempo (oltre la media del panel) è dedicato ad attività mirate all’innovazione e alla crescita, il restante ad attività tradizionali svolte dai responsabili It. Mentre all’estero i Cio, spesso, fanno parte del management, in Italia, specialmente nelle aziende definite nella ricerca a «bassa crescita» (in termini di profittabilità), non ricoprono ruoli dirigenziali, dove, tra l’altro, ricevono meno riconoscimento e apprezzamenti positivi rispetto ai colleghi inseriti in organizzazioni ad «alta crescita». C’è anche da dire che in Italia il budget dedicato all’It , rispetto al fatturato aziendale, è inferiore rispetto a quello dedicato dalle imprese estere. L’80% dei Cio italiani intervistati indica la business intelligence e l’analisi dei dati come gli strumenti principali per aumentare la competitività della propria impresa. Un dato in linea con il resto del campione, cui fa seguito, al secondo posto, la virtualizzazione, con l’armonizzazione del parco applicativo. I Cio italiani, come i Cio del resto del panel, lavorano su soluzioni di mobilità, sulla comunicazione unificata, su tool di collaborazione, social networking e progetti web 2.0, per una comunicazione più efficace tra dipendenti, clienti e partner.

Ma in Italia si presta meno attenzione alla gestione del rischio, sembra essere un aspetto meno prioritario di altri: si colloca solo all’ottavo posto tra le priorità dei Cio italiani, contro il terzo posto emerso dalla classifica globale.

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