Milano

Said, "il Baffo" e il patto per lo spaccio

A capo di due bande si sono spartiti la piazza di San Siro, inondata di droga

Said, "il Baffo" e il patto per lo spaccio

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Una vera azienda dello spaccio, capace di garantire consegne h24 con vedette e «cavallini» e di servire almeno 50 clienti al giorno. La polizia ha arrestato 21 persone che, organizzate in due bande distinte e mai in guerra fra loro, monopolizzavano la piazza di San Siro. I due gruppi avevano ruoli e gerarchie e lavoravano su turni di sei ore. Uno smerciava per lo più cocaina, l'altro hashish e pasticche di ossicodone. I fattorini si occupavano del delivery a bordo di monopattini o bici elettriche.

Le ordinanze sono state emesse dal gip Tommaso Perna. Gli arrestati sono accusati di associazione finalizzata al traffico di droga. Il centro dell'attività erano i palazzoni popolari del quartiere. E lo spaccio copriva l'area tra piazza Selinunte, via Zamagna, via Tracia, via Cittadini, via Ricciarelli, piazza Monte Falterona, piazzale Lotto, piazzale Zavattari e piazzale Brescia. Gli agenti del commissariato Bonola, guidati dal dirigente Antonio D'Urso e coordinati dal pm Rosario Ferracane, hanno intercettato 23mila chiamate tra spacciatori e clienti in soli 44 giorni per la prima banda e 8mila telefonate in 60 giorni per la seconda. A finire in carcere per lo più cittadini egiziani irregolari in Italia, tra gli arrestati, che hanno un'età compresa fra i 19 e i 64 anni, ci sono anche tre donne.

Il primo gruppo di spacciatori, con base operativa in un appartamento di via Tracia, aveva come capo un egiziano di 28 anni, Said Shaad, insieme alla sua compagna, una 24enne nata in Bulgaria. Il secondo smistava il traffico illecito da un bar di piazza Monte Falterona ed era guidato da un egiziano 42enne, Ashraf Bakhit, detto «Piccolo» o «Baffo», e dal fratello minore. Le due bande avevano un patto di non belligeranza, soddisfando fette di mercato distinte. I turni di consegna erano di sei ore ciascuno, pagati alla manovalanza 60 euro se svolti di giorno e 100 euro se svolti di notte. Quando i capi erano assenti o riposavano, a gestire i preziosi telefoni su cui arrivavano le ordinazioni erano le loro persone di fiducia.

Nelle scorse settimane la polizia aveva arrestato numerosi pusher del quartiere, ma l'attività di spaccio era andata avanti. Da qui le nuove indagini e la ricostruzione della macchina organizzativa dei due gruppi. I clienti chiamavano direttamente i capi sui due telefoni dedicati, poi i vertici facevano partire le consegne da parte dei «cavallini» che ritiravano anche i soldi.

Tutto controllato dalle vedette che presidiavano il territorio.

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