Cultura e Spettacoli

San Bernardo cavaliere di Cristo

Irrompe, nel caos del nostro mondo, il Grande silenzio della Chartreuse. Debutta oggi nei cinema italiani un film che sta colpendo il nostro cuore di atomo e acciaio. Sono tre ore di immagini e silenzio, una finestra su un altro mondo: è il Medioevo, il suo permanere nonostante tutto. Un Medioevo per certi versi estremo: il film racconta la vita dei certosini fondati nel 1084 sulle alpi francesi - vicino a Grenoble - da Bruno di Colonia. Una vita di un rigore estremo, anche se l’eremitismo è temperato da aspetti cenobitici, ovvero di vita in comune. Nel 1090 Urbano II, il papa della prima crociata, chiamò a Roma Bruno per dare avvio al movimento certosino in Italia. Stupivano i loro contemporanei e stupiscono noi, questi monaci che rinunziano a sé e quindi a tutto: in un secolo e mezzo le certose in Europa erano una quarantina, 65 all’inizio del XIV secolo.
Ebbene, in quel 1090 nacque, vicino a Digione in Borgogna, Bernardo, un ragazzo che avrebbe scosso ancor più il suo mondo. Era figlio d’un nobile cavaliere ma a 23 anni decise di lasciare il seculum, il «mondo», per entrare in un monastero appena fondato secondo lo spirito della riforma che vivificava allora la Chiesa. Era Cîteaux, capofila di un ordine destinato a una diffusione enorme: nel 1113-15 contava cinque abbazie tra cui Clairvaux, il monastero di Bernardo; nel 1153, alla sua morte, i cistercensi avevano 345 abbazie in tutta Europa, 167 delle quali erano «figlie» di Clairvaux e 70 avviate sempre da quella mano così ferma.
Fu tutto merito di Bernardo? No. L’ordine aveva una struttura istituzionale formidabile, attribuibile ai primi abati di Cîteaux e giocata su una forte centralizzazione. Il capitolo annuale di tutti gli abati, il 14 settembre nell’abbazia madre, permetteva lo scambio di informazioni, risorse e formazione, la soluzione di problemi e la partecipazione unitaria alle grandi questioni dell’epoca. Inoltre ogni abate visitava regolarmente le proprie «figlie». Di tutto questo Bernardo fu, per quarant’anni di persona e spiritualmente per sempre, l’anima e il modello, e su due piani.
Fuggito dal «secolo» per godere della vita monastica, egli venne sempre più chiamato a occuparsi delle questioni di politica del suo tempo. Due su tutte: lo scisma del 1130-38 e la seconda crociata del 1145-48. Il primo scosse per otto anni la Cristianità sino a quando Bernardo si chiuse per una notte intera in una camera con l’antipapa. La mattina dopo questi consegnava la tiara al pontefice legittimo e lo scisma era chiuso. Della seconda crociata fu il predicatore ufficiale, voluto sia dal Papa che dal re di Francia. E fu oratore carismatico e trascinatore, capace di infiammare i cuori tanto che i suoi scritti per la spedizione divennero modello per le crociate che sarebbero seguite. Sul Reno bloccò i massacri di ebrei causati da un predicatore non autorizzato. Fece prendere la croce all’imperatore per dare un capo alle migliaia di tedeschi che già si erano fatti crociati. Insomma lasciò il segno tanto da essere il primo bersaglio delle critiche quando la spedizione fallì in Terrasanta, dove lui non era andato perché il monaco - nella sua visione - non deve contemplare la Gerusalemme terrena, bensì quella celeste già presente nella comunità cristiana e in specie nel monastero.
È questo infatti l’altro piano del suo essere: l’esperienza monastica, ovvero la rinunzia a sé sino alla visione di Dio e all’unione mistica con Lui. Perché Bernardo è, con Francesco d’Assisi, il più grande mistico del Medioevo. Simili vette si raggiungono per gradi - Bernardo ne indica vari: dall’amore per sé a quello del prossimo, da quello per Dio in funzione di sé a quello di Dio per il semplice fatto che Egli è Amore - ma partono dall’umanità di Cristo.

Esperienza, carnalità, spiritualità: quanti movimenti di oggi si fondano su questi pilastri?
Sbeffeggiato dai protestanti - ma non da Lutero - come autore devozionale, Bernardo ha recuperato la statura di gigante d’Europa e del cristianesimo grazie agli studi di Gilson e del benedettino Jean Leclercq con il suo Bernardo di Chiaravalle: lasciamolo entrare nel nostro cuore, lo cambierà.

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