Cultura e Spettacoli

Da Santa Maria Maggiore a Napoleone, la storia profuma di acqua di Colonia

Trecento anni fa fu inventata l'«eau de Cologne». Un'essenza dal nome francese, prodotta in Germania, ma creata e diffusa nel mondo da due geniali «maestri profumieri» italiani, nati in Valle Vigezzo

Da Santa Maria Maggiore a Napoleone, 
la storia profuma di acqua di Colonia

Si dice «Eau de Cologne» solo perché quando fu inventata - esattamente 300 anni fa - la lingua ufficiale delle corti europee e delle classi sociali più acculturate e danarose (e quando il profumo era considerato un bene di lusso) era il francese. E si dice «acqua di Colonia» solo perché è a Colonia che si stabilì l'inventore, e in quella città ha sede l'azienda fondata nel 1709 alla quale ancora oggi è affidata la produzione dell'«acqua di Colonia» secondo la ricetta originale (ovviamente segreta). Per il resto la storia di uno dei profumi più famosi del mondo è tutta italiana. Anzi, vigezzina.
Infatti sono vigezzini, cioè originari della splendida seppure poco conosciuta Valle Vigezzo, sopra Domodossola, nel Piemonte che confina con la Svizzera italiana, i due «maestri profumieri» ai quali si deve la creazione e l'affermazione della nuova essenza, rivoluzionaria rispetto ai "pesanti" profumi usati all'epoca: sono Giovanni Paolo Feminis (1660-1736), di Crana, e Giovanni Maria Farina (1685-1766), di Santa Maria Maggiore. Il primo, Giovanni Paolo Feminis, sulle orme di tanti convalligiani, lasciò ancor ragazzo la Valle Vigezzo, raggiungendo la Germania per praticarvi il commercio, prima a Rheinberg e in seguito a Magonza sul Reno e a Colonia, dove poté dare sfogo alla sua predisposizione per gli infusi medicamentosi e l'erboristeria, aprendo una distilleria e vendendo localmente, fra gli altri profumi, una straordinaria «aqua mirabilis» - la "futura" acqua di Colonia, o «eau de Cologne» - a base di alcool e di essenze finissime, alla cui formula avrebbero contribuito i preziosi consigli contenuti in una pergamena consegnatagli da un monaco. Per la sua «aqua», risultata buon antidoto a diversi mali e che nel 1727 fu riconosciuta per le sue qualità terapeutiche dalla facoltà di Medicina della città renana, il Feminis fu nominato socio onorario della Camera di Commercio di Colonia, città nella quale morì il 26 novembre 1736 senza rivedere Crana e Santa Maria Maggiore, paesi che aveva tuttavia ricordato in vita con lasciti e beneficenze. Il secondo, Giovanni Maria Farina, parente alla lontana del Feminis, è colui che diede risonanza al ritrovato e lo fece conoscere su tutti i mercati europei: da Santa Maria Maggiore fu chiamato a Colonia da uno zio omonimo residente a Maastricht per dirigervi la filiale della sua ditta di spedizioni. Con straordinario intuito commerciale il giovane Farina seppe imporre ai massimi livelli di diffusione il prodotto del Feminis applicandogli il marchio «Aqua admirabilis - Eau admirable de Cologne» e fondando (nel 1709, appunto trecento anni fa) la casa produttrice «Johann Maria Farina Gegenüber dem Jülichs - Plaz». Senza l'intraprendenza e la genialità imprenditoriale del Farina l'acqua di Colonia sarebbe molto probabilmente finita nel dimenticatoio e con essa la memoria del suo inventore...
Invece, fu un successo straordinario. Le ditte che inziarono a produrre acqua di Colonia con il nome Farina si moltiplicarono esponenzialmente e con esse i processi per tutelare nome e contraffazioni. Nel 1865, nella sola città di Colonia, le ditte Farina erano 39. E si tralasciano quelle a Parigi o in altre città. Ai clienti interessava acquistare Acqua di Colonia, di quale Farina poi si trattasse poco importava... Nel corso degli anni l'acqua di Colonia, composta da circa 25-30 essenze diverse (la base essenziale è il bergamotto, cui si aggiungono quella di limone, arancia, mandarino, limetta, cedro e pompelmo...), rifornì corti, sovrani e capitali di tutta Europa. Amata ed utilizzata da grandi personalità come Goethe, Voltaire, la regina Vittoria o Napoleone (che s'inondava letteralmente d'«Eau de Cologne», la spruzzava persino sul suo cavallo e la consigliava a tutti come rimedio contro gli acciacchi, da ingerire intinta in una zolletta di zucchero, appunto il «canard Napoleone»), l'acqua di Colonia è ancora oggi prodotta dalla VIII generazione dei Johann Maria Farina secondo l'antica ricetta segreta originale, ed è esportata in tutto il mondo.
La si può acquistare ovunque, ma certo è che acquistare un flacone dell'antica «aqua mirabilis» nella sua confezione elegante e demodè in uno dei negozietti di Santa Maria Maggiore, beh, è un qualcosa che ancora oggi mantiene - come dire? - tutto il suo "profumo".
E per chi invece volesse invece prepararsi ai festeggiamenti che nei prossimi giorni Santa Maria Maggiore organizzerà in occasione della ricorrenza dei 300 anni dalla «nascita» del profumo, e insieme saperne di più su questa strana storia di ricette segrete e imprese industriali, può leggersi il libro uscito in questi giorni «Acqua di Colonia, l'invenzione di G.P.

Feminis e altre storie della Valle Vigezzo» (Blurb editore) di Silvia Ceccomori.

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