Sport

La Schiavone impara a ruggire

«Perché Francesca Schiavone non vince più?» si interrogava tale Butwayser un paio di mesi fa in un dibattito su Yahoo. «Perché non ha più voglia di sacrificarsi», sentenziava, con sicumera tipica da forum su Internet, un altro che si firma Sam Gangee. Macché. Bastava aspettare. Nata di giugno (il 23, anno 1980), soprannominata Leonessa, in questo luglio d’oro Francesca torna donna copertina del nostro tennis, un tennis verniciato ad ampie pennellate rosa. Gli uomini, una settimana fa, festeggiano l’evitata retrocessione nella B di Davis a spese del Lussemburgo; le ragazze hanno già conquistato la finale 2007 di Federation Cup superando la Francia, dopo aver vinto la corona 2006. Potito Starace arriva alla finale dell’Atp di Kitzbühel e la perde, ieri, contro l’argentino Juan Monaco, 7-5, 3-6, 4-6 mentre, nelle stesse ore, sempre sulla terra rossa d’Austria ma a Bad Gastein, la Schiavone regola Yvonne Meusburger, 6-1, 6-4 in 92’. Come da pronostico, si dirà: Monaco precede Starace nel ranking Atp mentre la Schiavone, testa di serie n.1 a Bad Gastein e 31ª al mondo, era opposta a un’austriaca lontana una cinquantina di posizioni nella graduatoria Wta. E invece, per la milanese trapiantata a Londra, è un tabù esorcizzato perché nelle otto precedenti finali aveva sempre perso. Quello di ieri è il suo primo torneo vinto nel circuito donne «pro». Vendica l’azzurra Knapp, eliminata proprio dalla Meusburger, incassa un assegno da 25.840 dollari e tanta fiducia. «Dopo l’ultimo punto ho provato sensazioni indescrivibili», confessa la Schiavone, che al 2° turno ha sofferto tre set contro la spagnola Pascual e nei quarti ha eliminato la magiara Szavay, da cui in giugno le aveva prese (6-1, 6-1) a Barcellona. «È un’enorme soddisfazione, ma non mi sentivo sotto pressione. Sono scesa in campo con l’obiettivo di divertirmi. Certo, speravo di vincere. Ora sono una giocatrice diversa». O, forse, aveva visto giusto un paio di weekend fa a Castellaneta, in Puglia. Quando aveva spremuto il suo metro e 70 scarso per restare in campo 6 ore e 40’ in due giorni, vincere due singolari e un doppio, battere la Mauresmo (n. 6 al mondo), spingere le azzurre alla finale di Fed Cup con la Russia, in settembre. Per poi gridare: «Adesso so chi sono: mi faceva male vedere come stavo rovinando quanto di buono fatto in passato». Francesca celebrava l’impresa come il ritorno ad alto livello dopo un anno difficile. Numero 11 assoluta nel gennaio 2006, questa ragazza che si allena sei ore al giorno ed è arrivata due volte ai quarti in un torneo del Grande Slam è poi scesa fino al 31° posto. Tornata a lavorare in maggio con il coach argentino Daniel Panajotti, ha rimesso in ordine gioco e testa, cercando la qualità («in allenamento, meglio 10 servizi al massimo che 5 bene e 5 così così», sintetizza il tecnico). Per Panajotti, è una mezzofondista. Una mezzofondista che ha scalato il podio e ora prenota la settimana bianca in Austria.
Starace no, per lui la Sacher-Torte è velenosa: il 26enne campano incassa la seconda finale persa in carriera dopo Valencia, in aprile, e ora prova a rifarsi al torneo di Sopot, in Polonia. Su Yahoo, nessuno discute del suo futuro.

Per ora, almeno.

Commenti