Cultura e Spettacoli

Scommesse e follie Germano recita la vita di Baldini

da Roma

«Se sono cambiato? Molto. Quel giro pazzesco mi stava uccidendo. Adesso scommetto di rado, al massimo, se capita, trenta euro su un cavallo. Ma un giocatore resta sempre un giocatore. Come insegna quel vecchio detto siciliano, chi nasce tondo non può morire quadrato». Marco Baldini, fiorentino, classe 1959, amico, socio, autore, spalla e alter-ego di Fiorello, diventerà l'antieroe scombinato/vitalista di un film ispirato al suo romanzo autobiografico Il giocatore (sottotitolo Ogni scommessa è un debito). La sceneggiatura è pronta: l'ha scritta Francesco Patierno, il regista di Pater familias, uno che ama le sfide difficili. A lungo, infatti, si macerò sul progetto di Pericle il nero, grottesca storia di sesso e camorra, poi su Banda armata, dedicato alla vicenda dei terroristi neri Mambro e Fioravanti. Due film saltati, per ragioni varie, anche di opportunità politica. Non salterà invece Il mattino ha l'oro in bocca, tratto, appunto, da Il giocatore. Primo ciak il 16 luglio (si gira tra Firenze, Milano e Roma), produce la Rodeo Drive di Poccioni & Valsania. Nel ruolo di Baldini, il giocatore poco dostoevskiano che in un decennio bruciò qualcosa come 4 miliardi di lire tra sale corse e tavoli da poker nell'illusione di accedere velocemente a ricchezza e successo, l'attore più corteggiato e febbricitante del momento: Elio Germano, l'Accio Benassi di Mio fratello è figlio unico (e proprio ieri Germano era a Cannes per la proiezione del film in concorso nella sezione Un certain regard). Fisicamente sono diversi, ma non è che Fabio Volo, ritiratosi dall'impresa per questioni di date, somigliasse poi così tanto a Baldini. Gongola il regista: «Germano è un attore magnifico, ce lo invidiano dappertutto. Sa unire istinto e mestiere, è grintoso e tenero, ha una faccia pazzesca. Baldini “è” lui. Ci si chiede che film potrà venir fuori da una storia così gasata, esagerata, scorticata. Un mix di Magnolia e Trainspotting? «Non mi sparo le pose, quelli erano riferimenti estetici fatti per gioco in un'intervista», precisa Patierno. «Di sicuro non sarà un film sul gioco, ce ne sono tanti. Semmai una commedia drammatica, un film sfacciato, il diario di formazione di un giovane uomo insensato e seducente, dotato di mille sfaccettature. Il libro è un pretesto. Anche per raccontare l'Italia frizzantina delle radio private e della pubblicità, con un po' di politica in filigrana. Farò nomi e cognomi, proprio come si vede nei film americani». Di più il regista non dice, se non che dopo l'apprezzato Pater familias, costato appena 150mila euro, questo secondo film è per lui come «fare un salto a Hollywood».
Il diretto interessato, Baldini, cita invece L'uomo in più di Paolo Sorrentino, soprattutto i noir inglesi di Guy Ritchie, Lock & Stock. Pazzi scatenati e Snatch. Film survoltati, macabri, a tratti comici, popolati di picchiatori, strozzini, puttane e giocatori. Del resto l'uomo ha esperienza in materia. Chi ha letto il libro, sa che Baldini, in un crescendo di debiti e menzogne, venne sequestrato da due balordi e portato in una campo alla periferia di Milano. «Mi diedero una pala, mi urlarono di scavarmi la fossa dove mi avrebbero sotterrato una volta ammazzato». Quella volta riuscì a farla franca per un soffio, e l'episodio tornerà nell'epilogo del film, a restituire l'abisso dark nel quale, imboccato «l'ascensore per l'inferno», l'uomo si ritrovò sul finire degli anni Novanta, prima di riuscire a chiudere «con tutto quello schifo». Ma ci saranno anche storie taciute dal libro, come quella volta che Baldini, l'esistenza ormai a pezzi, meditò di gettarsi in macchina nei navigli, a Milano, per farla finita. «Mi immaginai tutta la scena, con tanto di musica, e stavo per farlo davvero. Per fortuna fui affiancato da un'auto: amici che stavano andando a giocare ai cavalli. A quel punto decisi di seguirli, per riprovarci e perdere ancora».
Una cosa bisogna riconoscere a Baldini: non si nasconde dietro i soliti alibi sull'ossessione del gioco, sul demone della scommessa. «Del poker non mi fregava niente. Mai avuta la febbre da cavallo. Avevo solo fretta di arricchirmi. Volevo tutto e subito. Vivere come Linus e Albertino, possedere una bella macchina e una casa da favola a Milano. La scorciatoia era quella lì: il gioco». Al gioco Baldini sacrificò talento e fantasia, per ridursi a uno straccio d'uomo: «Finivo la trasmissione a Radio Deejay e avevo paura di scendere le scale, d'essere aggredito da creditori e usurai».
Il film, punteggiato da flash-back fiorentini, si chiuderà con una nota di speranza, prima della redenzione degli anni Duemila. Oggi Baldini è uno showman gettonato e popolare, ha una nuova compagna, macina spettacoli di successo con il ritrovato Fiorello. «Magari Patierno ci chiamerà a fare una comparsata.

Sarebbe divertente interpretare due dj sfigati ai quali nessuno concede un briciolo di fiducia».

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