Controcultura

La señora del romanzo che risvegliò la Spagna

"Le età di Lulù" e "Malena" sono affreschi sul sesso. Poi il grande ciclo di impegno civile

La señora del romanzo che risvegliò la Spagna

Rilanciare l'erotismo letterario in chiave contemporanea: è stata questa una delle scommesse narrative per cui Almudena Grandes, una delle scrittrici spagnole più lette al mondo, è diventata nota. Morta ieri a Madrid a 61 anni, l'autrice di Le età di Lulù (Guanda) non mise tuttavia in quelle pagine di esordio solo l'iniziazione al sesso di una quindicenne. Quel libro, il primo di una lunga serie di successi, è rimasto la metafora della sua letteratura: raccontare le donne, raccontare la battaglia, raccontare i perdenti di oggi e della storia. Raccontare soprattutto il coraggio. E se per farlo si deve passare dal sesso, tanto meglio. Coraggio ne ha messo in vita ogni momento, fino all'ultima battaglia, di cui aveva dato annuncio poco più di un mese fa nella rubrica sul quotidiano El País dal titolo «Tirar una valla»: «Non ho mai scritto un pezzo più complicato di questo in tutta la mia vita. Tutto cominciò circa un anno fa. Controllo di routine, tumore maligno e pronti a combattere... Non so quando sarà. Però prometto che tornerò a sedermi in uno stand a firmare copie e guardare negli occhi i miei lettori e le mie lettrici».

Voleva fare la scrittrice fin da bambina, ma la madre aveva per lei altri progetti, una carriera al femminile che prevedeva studi di storia e geografia e che la vide agli inizi scrivere solo testi per le enciclopedie. Ma poi arrivò il momento di quel suo libello erotico, in cui la tenera Lulù, adolescente, è iniziata alla perversione da quel Pablo professore universitario che la sposerà per portarla ancora più a fondo nelle proprie fantasie. Pubblicato nel 1989, il romanzo divenne un film con la regia di Bigas Luna, con Francesca Neri nel ruolo di Lulù. Il titolo conquistò il mondo in venti lingue e diede alla Grandes tutto ciò che aveva sempre sognato, rendendola grata a quel libro per sempre, come ha avuto più volte modo di dichiarare.

Proseguì sulla scia di Lulù nel 1994 con Malena, un nome da tango (sempre Guanda), anch'esso arrivato poi sul grande schermo con la regia di Gerardo Herrero, anch'esso con una donna protagonista, anche lei maledetta dal suo legame con il sesso. Piano piano però il campo si allargò e quel che era in nuce l'impeto ribellista da sfogare nella passione si trasforma in una mappa sentimentale, prima decisamente al femminile, con Atlante di geografia umana, nel 1998, in cui le donne protagoniste sono quattro e tutte decise a raccontarsi per crescere e trasformarsi, e quattro anni dopo con Gli anni difficili, primo grande salto della Grandes nella storia spagnola, avventura politico-sentimentale in cui la storia del Paese, della dittatura e delle sue conseguenze economiche e sociali, si fonde con negazione e dramma. Da quel momento l'obiettivo poetico è di «dare agli sconfitti del XX secolo spagnolo l'epica letteraria che era sempre mancata loro», come ha scritto El País ieri nel ricordarla.

Fu Cuore di ghiaccio (2007) a portarla definitivamente sulla strada del progetto narrativo storico: il patriarca che muore nelle prime pagine, Julio Carrión, è il simbolo dell'eredità franchista tutta, che ancora innerva, nel sistema e negli affetti, la Spagna di quegli anni. Il tentativo di scrollarsi di dosso quel passato e i sentieri bui da attraversare per poterlo fare sono il fuoco che anima un libro che va oltre la letteratura. Ed è in questo solco che la Grandes iniziò nel 2010 un progetto ciclopico che chiamò Episodi di una guerra interminabile: un ciclo di sei romanzi, per attraversare «il peggio della storia del XX secolo». Il primo fu Inés e l'allegria, pubblicato nel 2010, mentre nei suoi usuali quaderni di appunti la Grandes aveva già delineato tutto il percorso, fino all'ultimo. Lo scorso anno fu pubblicato il quinto titolo della serie, che è stato anche il suo ultimo libro: La figlia ideale (Guanda). È l'elegia tragica di Aurora Rodríguez Carballeira, che uccise la figlia Hildegart per detenerne il pieno controllo, un caso di cronaca anni '50 celeberrimo, in Spagna. Per comprenderla, la Grandes passò del tempo nel manicomio di Ciempozuelos a Madrid e poi trovò, grazie ad una splendida maturità letteraria, il coraggio per farne l'ultimo ritratto femminile straordinario: «Capisco che dovrei odiarla, che tutti la trovano esecrabile.

Eppure a me sembra più affascinante che odiosa».

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