Controcultura

«Il segreto? Un catalogo che mescoli tutto, dal mass market alla letteratura alta»

Chiara Scaglione, direttrice di Harper Collins Italia: «Cerchiamo ovunque, dal romance alle pubblicazioni sul web. E state attenti a Homer Hickam...»

Il secondo publisher del mondo, Harper Collins, è arrivato in Italia due anni fa, con l'acquisizione della joint venture Harlequin Mondadori, cui ha dato il proprio nome. Headquarter a New York, pubblica in 18 paesi con 120 marchi diversi, una media di diecimila titoli l'anno, un catalogo di 200mila volumi tra cartaceo e digital. La sede italiana è a Milano e Chiara Scaglione, dopo essersi occupata a lungo di narrativa straniera in Mondadori, è il direttore editoriale.

Il marchio Harper Collins si è affacciato in libreria pochi mesi fa: con quale offerta e alla ricerca di quali lettori?

«Siamo partiti con titoli solo femminili, ma l'obiettivo è stato fin dall'inizio essere una casa editrice a tutto tondo. Fiction e non fiction, autori italiani e stranieri, impronta commerciale e letteraria. Vogliamo raggiungere un pubblico generalista, accontentare tutti i tipi di lettori, offrire la stessa qualità dei marchi editoriali italiani».

Come state procedendo?

«Lavoriamo sul mercato italiano con un'ottica italiana e con due vantaggi in più. Il primo è il potente network internazionale, che ci permette connessioni quotidiane non solo con la casa madre ma con tutti i colleghi europei. Possiamo così valutare titoli stranieri in tempo reale. Il secondo sono i lanci globali: abbiamo titoli pubblicati in contemporanea da tutte le filiali del mondo, lo stesso giorno, magari con la stessa cover».

Quanto vi condiziona la casa madre? Dovete per forza fare grandi numeri?

«Gli americani sono molto pragmatici, ma anche pieni di entusiasmo e spirito di iniziativa. Sanno che ogni mercato è diverso e che siamo nati ieri. L'obiettivo comunque è crescere. Affermarsi. Diventare futuri competitor dei grandi gruppi. Diventare bravi come quelli già bravi in Italia».

Come la mettiamo con un mercato di nicchia come quello della narrativa «alta»?

«Abbiamo già un titolo, In viaggio con Albert di Homer Hickam. Mescoliamo tutto, alto e basso, mass market e letteratura alta. Abbiamo libertà di acquisire i titoli che riteniamo giusti per il mercato».

Anche tra gli italiani?

«Una buona lista di italiani è indispensabile, ma è tutta da costruire. Per ora abbiamo un paio di titoli commerciali, femminili, ottimi ma non letterari. E leggiamo molto: tutti i manoscritti di esordienti, le pubblicazioni sulle piattaforme social come Wattpad e le indicazioni del pubblico digital».

Un giorno potremo associare il marchio Harper Collins allo Strega o al Campiello?

«Me lo auguro».

SVit

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