Serialità

Blockbuster, l'ultimo negozio al mondo di videonoleggio

Fa sorridere la nuova commedia di Netflix che punta ai nostalgici degli anni '90 raccontando una storia (fantasiosa) sulla discesa del marchio di Blockbuster

Blockbuster, l'ultimo negozio al mondo di videonoleggio

Una serie tv che fa leva sulla nostalgia degli anni ’90. È così che si potrebbe descrivere Blockbuster, la comedy di Netflix ambientata all’epoca della crisi economica e, soprattutto, durante la crisi del mercato del lavoro. Un tema molto attuale per il colosso dello streaming, anche lui in difficoltà dopo il proliferare delle tante piattaforme di tv on demand. Un tema, però, che sfugge dai soliti meccanismi di autocommiserazione, puntando invece su un’ironia schietta e sincera sulla realtà che stiamo vivendo. Sviluppata dai creatori di Brooklyn Nine-Nine, altra comedy di grande successo, la storia che gira attorno a Blockbuster nonostante le buone intenzioni non riesce a convincere fino in fondo, tanto da portare in tv una commedia vecchio stile con battute che fanno sorridere ma non sono da antologia.

Di fatto, nonostante la buona campagna pubblicitaria, lo show non è entrato nella top 10 delle serie più viste di Netflix, sparendo quasi dai radar e restando nell’anonimato, perso tra le tante serie del colosso telematico. Sì, non è una comedy perfetta ma di sicuro trova comunque un po' di spazio perché rievoca la fine di uno dei marchi di video noleggio più famosi al mondo che hanno fatto la storia durante gli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000. Forse, Blockbuster merita di essere vista solo perché riflette su un periodo in cui tutti – inconsciamente – eravamo più felici senza saperlo.

La commedia dolce e amara sul mondo che cambia

Tommy è un grande appassionato di cinema e gestisce, in un’anonima cittadina americana, uno dei tanti negozi di Blockbuster. Il mercato però è in crisi a causa del proliferare di Netflix e di tutte le piattaforme di tv online. Tommy però non vuole darsi per vinto e con tutti i suoi strambi collaboratori continua nel lavoro. Fino a quando non riceve la telefonata dal suo capo e scopre che la società di Blockbuster sta per dichiarare fallimento e il suo è l’unico negozio di video noleggio rimasto aperto. Passato lo stupore iniziale, Tommy attraverso una serie di rocambolesche iniziative cerca di mantenere alto l’interesse sul suo store. Ma in un mondo che è alla completa deriva di se stesso, tampinato dal "potere" dei social, a nessun più interessa avere una tessera di Blockbuster. Tommy trova in Eliza una spalla su cui piangere e un’amica fidata. Quando i due cominceranno a esplorare i sentimenti che provano l’uno per l’altro, è Tommy che inizia a pensare di mettere da parte il suo sogno da ragazzino e diventare, finalmente, un adulto.

Fa sorridere ma…

È una commedia, abbiamo detto. È sagace e divertente. Fa sorridere su un problema che sta interessando molte attività lavorative in crisi a causa del blocco per il Covid e per l’instabilità dei mercati, eppure non si riesce a entrare in empatia né con la storia né con i personaggi. Sono tutti chiusi in loro stessi, tra fisime, traumi del passato e sogni infranti ma nessuno, alla fine, riesce e vuole risolvere i propri problemi. Anzi, è come se si crogiolassero in un mare di commiserazione. E poi c’è la storia che, nel corso dei 10 episodi, si evolve con lentezza proponendo un canovaccio che non coinvolge il pubblico. Blockbuster è come se fosse una serie di un’altra epoca che riflette con ironia sul mondo di oggi ma non riesce a seguire la sua evoluzione. Ed è un vero peccato.

Perché vedere la serie tv?

Come si evince, Blockbuster non è una serie che resterà per molto all’interno del panorama televisivo contemporaneo. Eppure, l’idea di base è davvero divertente. Peccato per la release finale. Ma piacerà lo stesso a chi è in cerca di un prodotto disimpegnato che fa trascorrere qualche ora lieta e rilassante davanti la tv. E convince (nonostante tutto) proprio perché volge lo sguardo a un’epoca lontana, dove i sogni valevano ancora a qualcosa e dove si potevano inseguire ancora le proprie aspirazioni.

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La serie tv che doveva essere un documentario

All’inizio non era previsto che la serie diventasse tale. Originariamente il progetto è stato proposto alla NBC, ma l’idea non è stata approvata dal network americano. Poi il progetto è arrivato tra le mani di Netflix ma aveva intenzione di sviluppare un documentario sull’ascesa e discesa sul marchio di Blockbuster dal titolo The Last Blockbuster ma, sul genere, c’era già qualcosa in catalogo. Successivamente con l’intervento dei creatori della comedy Brooklyn Nine-Nine (che oggi è disponibile su Netflix), la serie tv è diventata realtà. Ora c’è da capire se lo show avrà fortuna dato che, al momento, ci sono solo il 21% di recensioni positive.

La verità dietro la fiction: la vera storia di Blockbuster

Noto come Blockbuster Video, il marchio è stato molto popolare nel noleggio dei video, diventando di grande successo nel corso degli anni ’90. All’epoca non c’era la presenza di tutte le apparecchiature digitali che ci sono oggi, tanto che l’azienda si è espansa a vista d’occhio arrivando a più di 9mila negozi e più di 84mila dipendenti. Ma la recessione scoppiata nel 2008 negli Stati Uniti e una leadership poco influente hanno fatto cadere il mito di Blockbuster, ma ovviamente ha influito anche il nuovo mercato dell’home video. Ufficialmente l’azienda ha presentato l’istanza di fallimento nel 2010.

I 1700 negozi che erano ancora aperti sono stati acquisiti da Dish Network, fornitore di televisioni satellitari.

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