Serve un'unione politica non solo economica

Il Vecchio Continente è vivo grazie ai singoli Stati ma solo insieme diversi popoli sono una forza

Serve un'unione politica non solo economica
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Il nostro tempo e il nostro mondo sono dominati da un fatto di immense proporzioni, che tiene in sospeso il destino di ogni popolo e di ogni individuo. Si tratta della minaccia atomica. Due potenze nell'universo possiedono entrambe i mezzi per distruggere il mondo in poche ore. Non credo sia necessario cercare altrove le ragioni di questa sorta di indifferenza politica e di disinteresse che le generazioni di oggi mostrano nei confronti dei principi e delle dottrine che un tempo ispiravano fede e ardore. Molti non credono che ci si debba più fidare delle ideologie, perché in un attimo tutto può essere distrutto e, in queste condizioni, i grandi problemi del mondo non possono essere risolti.

In questo quadro generale, la politica francese vuole essere, per quanto possibile, concreta e, per dirla senza mezzi termini, modesta. Cerca, cioè, di realizzare il possibile, ciò che è alla sua portata.

In un mondo in cui tutto si riduce alla minaccia di un conflitto generale, l'idea di un'Europa occidentale unita che abbia forza, risorse e coesione sufficienti per esistere da sola è naturale. Tanto più che le inimicizie che per secoli hanno lacerato l'Europa, in particolare la contrapposizione tra Germania e Francia, sono ormai terminate. Improvvisamente, ecco, emerge la complementarità dal punto di vista geografico, strategico, economico, culturale, ecc. dei popoli di questa parte del Vecchio Continente, dell'Europa occidentale. E allo stesso tempo, si evidenzia la forza che essi insieme rappresentano in termini di potere, produzione, creazione, scambi. Infine, le possibilità che la loro potenza combinata potrebbe offrire ai due miliardi di persone che vivono nei Paesi sottosviluppati. Questi sono i fatti che hanno portato sei Stati del continente a tentare di stabilire legami speciali tra di loro.

Per la Francia, questa costruzione economica non è sufficiente. L'Europa occidentale per quel che concerne i rapporti con gli altri popoli, per quel che concerne la sua difesa, per quel che concerne lo sviluppo delle regioni bisognose, per quel che concerne la sua responsabilità nel processo di distensione ed equilibrio internazionale deve costituirsi politicamente. Se non riesce a farlo, la stessa Comunità Economica non potrà consolidarsi o, addirittura, sopravvivere nel lungo periodo. In altre parole: l'Europa ha bisogno di istituzioni che le permettano di costituire un'entità politica, così come è già avvenuto in ambito economico.

Cosa propone la Francia ai suoi cinque partners? Lo ripeto ancora una volta. Per organizzarci politicamente, dobbiamo partire dall'inizio. Organizziamo la nostra cooperazione. Riuniamo periodicamente i nostri Capi di Stato e di Governo affinché possano esaminare insieme i problemi e prendere decisioni che saranno le decisioni dell'Europa. Creiamo una commissione politica, una commissione che si occupi di difesa e una commissione che si occupi di cultura, così come abbiamo già una Commissione economica a Bruxelles che studia le questioni comuni e avanza le proposte di decisione dei Sei governi. Naturalmente, la Commissione politica e le altre procederanno tenendo conto delle condizioni specifiche dei loro rispettivi settori. Inoltre, i Ministri responsabili dei vari settori si riuniranno ogni volta che sarà necessario per attuare le decisioni prese dal Consiglio. Infine, abbiamo un'Assemblea Parlamentare europea con sede a Strasburgo, composta dalle delegazioni dei nostri sei parlamenti nazionali: mettiamo questa Assemblea in condizione di discutere di questioni politiche comuni nello stesso modo in cui già discute delle questioni economiche.

Tra l'altro, visto che ne ho l'occasione, vorrei far notare a voi giornalisti, forse vi sorprenderà sentirlo, che non ho mai parlato, in nessuna delle mie dichiarazioni, di «Europa delle nazioni», anche se si sostiene sempre che l'ho fatto. Al contrario, vi sono più che mai legato e non credo che l'Europa possa avere una realtà viva se non comprende la Francia con i suoi francesi, la Germania con i suoi tedeschi, l'Italia con i suoi italiani, e così via. Dante, Goethe, Chateaubriand appartengono a tutta l'Europa in quanto erano, rispettivamente ed eminentemente, italiani, tedeschi e francesi. Non sarebbero serviti molto all'Europa se fossero stati apolidi e avessero pensato e scritto in qualche «esperanto» o «volapük» integrato...

Ma è vero che la patria è un elemento umano, sentimentale, mentre è su elementi di azione, autorità e responsabilità che possiamo costruire l'Europa.

Quali elementi? Beh, gli Stati! Perché, da questo punto di vista, solo gli Stati sono legittimati e capaci di realizzare qualcosa. Ho già detto, e lo ripeto, che attualmente non può esistere un'Europa diversa da quella degli Stati, al di là ovviamente di miti, finzioni e parate.

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