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Siria, la repressione del governo: 112 le vittime La condanna di Obama: "Basta con le violenze"

Decine di migliaia di manifestanti sono tornati in piazza contro il regime di Assad. Durissimi scontri. La polizia spara gas lacrimogeni per disperdere le persone in corteo. Tra i morti anche un bambino di 11 anni e una bimba di 4: 112 le vittime in una giornata di sangue. Obama: "Basta violenze"

Siria, la repressione del governo: 112 le vittime 
La condanna di Obama: "Basta con le violenze"

Damasco - Si infiamma la protesta anti governativa in Siria. Sono almeno 112 i dimostranti uccisi nel corso delle manifestazioni anti-regime scoppiate oggi nel giorno ribattezzato dall’opposizione "venerdì santo" (o "venerdì della collera"). Lo rende noto la tv satellitare al Jazeera spiegando che il maggior numero di morti ci sarebbero stati nelle città di Homs, Douma e Azraa. Per la Bbc le vittime sarebbero addirittura 112. Tra queste anche un bambino di undici anni e una bimba di quattro.

L'opposizione Le proteste ribattezzato dall’opposizione siriana del "venerdì santo" si sono trasformate nel peggior bagno di sangue dall’inizio delle manifestazioni di protesta, oltre un mese fa. Secondo la Bbc si conterebbe almeno 112 vittime tra i dimostranti. Il maggior numero di morti sarebbero stati riportati nella città di Azraa, vicino a Deraa, e a Douma, un sobborgo di Damasco. Dall’inizio della rivolta iniziata poco più di un mese fa le vitime sarebbero 381.

Manifestazioni anti regime Decine di migliaia di manifestanti sono tornati in piazza contro il regime di Bashar Assad. A Damasco la polizia siriana ha sparato gas lacrimogeni per disperdere le centinaia di manifestanti scesi per strada dopo la consueta preghiera del venerdì. A Duma, sobborgo della capitale, hanno raccontato alcuni testimoni, almeno tre manifestanti sono stati feriti e mentre la polizia tentava di disperdere un corteo di decine di migliaia di persone. Solo nella città di Ezreh si sono registrati otto morti. Uno a Hirak, sempre nella provincia di Deraa, città epicentro della rivolta, a 240 chilometri a sud di Damasco. Qui oltre diecimila dimostranti sono scesi per strada, scandendo slogan contro il regime e in favore di maggiore libertà e democrazia. Cortei anche a Qamshili, nord est della Siria, dove oltre 5000 persone partiti dal piazzale della spianata della moschea, hanno invaso le strade della città, con le bandiere siriane e alcuni striscioni che chiedono misure contro la corruzione. A Homs, oltre 10mila persone hanno manifestato dopo la preghiera urlando slogan in favore della libertà, e dove alcuni cecchini appostati sui tetti hanno sparato uccidendo almeno due manifestanti, ha raccontato alla stampa un attivista.

Le promesse di Assad non bastano Le proteste dimostrano che non sono bastate a placare la piazza le promesse di nuove riforme, e la revocato dello stato di emergenza introdotta 48 anni fa con l’avvento del partito baathista degli Assad nel 1963, l’abolizione dei tribunali speciali, e l’approvazione di un terzo decreto che prevede anche la possibilità di "manifestare pacificamente". Misure subito giudicate "insufficienti" dall’opposizione, che ha chiesto "più libertà".

Obama: "Basta violenze" "Gli Stati Uniti condannano nella maniera più forte possibile l’uso della forza contro i dimistranti da parte del governo siriano. Questo atroce ricorso alla violenza per fermare la protesta deve finire subito". Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama commenta le decine di vittime in Siria. "I nostri pensieri - aggiunge Obama in una nota diffusa dalla Casa Bianca - vanno alle famiglie delle vittime e al popolo siriano che sta affrontando questo momento difficile". Obama, alla luce della violentissima repressione, giudica quindi "non seria" la decisione assunta dal governo di Damasco di porre fine, dopo decenni, allo stato d’emergenza. "Nel corso degli ultimi due mesi, da quando è iniziata la protesta - prosegue Obama - gli Stati Uniti hanno ripetutamente incoraggiato Assad e il suo governo a portare avanti un programma di riforme. Ma sinora hanno rifiutato di rispettare i diritti del popolo siriano ed essere all’altezza delle sue aspirazioni. Il popolo siriano ha chiesto le libertà di cui tutti gli individui dovrebbero godere in tutto il mondo, la libertà di espressione, di associazione, di scegliere liberamente i propri rappresentanti. Ma Assad e il suo governo hanno respinto le loro richieste, scegliendo la strada della repressione, mettendo i loro interessi personali davanti a quelli del loro popolo, ricorrendo all’uso atroce della forza, con continue violazioni dei diritti umani e ricorrendo nuovamente alle oppressive misure di sicurezza del passato. Gli Stati Uniti - conclude Obama - continueranno a opporsi a questo governo e alla sua azione destabilizzante, incluso l’appoggio al terrorismo.

Il nostro Paese continuerà ad appoggiare la democrazia e gli universali diritti dell’uomo, in Siria come nel resto del mondo". 

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