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Siria, scontri tra le truppe di Assad e i ribelli L'esercito forza la roccaforte di Al-Shughur

Le truppe siriane sono entrate a Jisr Al-Shughur, la cittadina del nord-est della Siria, vicino al confine con la Turchia, roccaforte della rivolta, per espellere i "gruppi armati". Lo ha annunciato il regime di Damasco attraverso la tv di Stato. Il governo italiano: "Stop alle violenze"

Siria, scontri tra le truppe di Assad e i ribelli 
L'esercito forza la roccaforte di Al-Shughur

Damasco - Le truppe siriane sono entrate a Jisr Al-Shughur, la cittadina del nord-est della Siria, vicino al confine con la Turchia, roccaforte della rivolta, per espellere i "gruppi armati". Lo ha annunciato il regime di Damasco attraverso la tv di Stato. Ma lo ha riferito anche un giornalista dell'Associated Press che viaggia con i militari. I carri armati sono adesso nelle strade del centro, dove durante la mattina ci sono stati rastrellamenti alla ricerca di "uomini armati". Alcuni sono fuggiti, altri sono stati arrestati; le operazioni sono ancora in corso. I giornalisti sono quindi stati portati all'Ospedale nazionale, dove hanno visto almeno due morti. Il governo siriano ha detto che la città era sotto il controllo degli stessi "uomini armati" che hanno ucciso 120 agenti di polizia la scorsa settimana. La regione, vicino al confine con la Turchia, è sempre stata una zona ostile al regime e negli ultimi mesi di proteste in tutto il Paese sono aumentate le rivolte per chiedere le dimissioni del presidente Bashar Assad.

Jisr al-Shughur, è stata descritta in questi giorni da fonti locali come una "città fantasma" dopo la fuga di migliaia di residenti verso la vicina Turchia. Operazioni contro le "bande armate", erano già state annunciate ieri dalla tv di stato, aggiungendo che le operazioni si estendono anche a villaggi vicini, dove, secondo Damasco, si annidano circa 2.000 uomini armati.

E ha superato quota 5.000 il numero di siriani riparati nel sud-ovest della Turchia per sfuggire alla repressione del regime del presidente Bashar Al Assad. Lo riferisce l’agenzia turca Anadolu. L’agenzia non indica fonti ma parlando di "più di 5.000 profughi", "in maggioranza donne e bambini", accolti in tendopoli allestite dalla mezzaluna rossa nei paesi di Yayladagi e Altinozu. A fine giornata, ieri la cifra semi-ufficiale in circolazione era 4.600.  

"Il governo italiano segue con grande preoccupazione l’evolversi della crisi umanitaria provocata dall’offensiva delle forze governative nel Nord della Siria e condanna l’uso inaccettabile della violenza contro il proprio stesso popolo che non può portare ad alcuna soluzione". È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. "L’Italia -prosegue il comunicato- chiede al governo siriano di cessare ogni violenza e concedere a un organismo neutrale come il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) l’accesso immediato e illimitato alla regione per prendersi cura dei feriti, dei prigionieri e dei profughi, svolgendo così la necessaria opera di assistenza umanitaria". 

Intanto, la responsabile della diplomazia europea, Catherine Ashton, si è detta "molto preoccupa per il deterioramento della situazione umanitaria" in Siria ed ha ribadito i suoi appelli alle autorità di Damasco per una fine immediata della repressione violenta delle contestazioni al regime. "Deploro l’escalation nell’impiego della forza brutale contro i manifestanti in Siria negli ultimi giorni", ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera in un comunicato. "Sono profondamente preoccupata per il deterioramento della situazione umanitaria causata dalle azioni delle autorità siriane e chiedo loro di autorizzare immediatamente l’accesso degli osservatori internazionali dei diritti umani e delle agenzie umanitarie come il Comitato internazionale della Croce Rossa", ha dichiarato Ashton.

La diplomatica europea ha chiesto "il rilascio di tutti coloro che sono stati arrestati a seguito delle manifestazioni" di protesta "così come di tutti gli altri prigionieri politici che restano in carcere malgrado le recenti amnistie annunciate dal presidente" Bashar al Assad.

"Coloro che sono responsabili di violenze e morti dovranno renderne conto", ha aggiunto.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha nuovamente espresso ieri la sua "profonda tristezza e inquietudine" per la situazione in Siria dove "tante persone stanno perdendo la vita".

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