Sodano: «I romani, più sudditi che cittadini»

Il coordinatore cittadino azzurro: «La giunta Veltroni elargisce i servizi e non li riconosce come diritti. Ma a pagarli sono i romani»

Michela Giachetta

«Sono sudditi i cittadini di Roma, alla corte del sindaco Veltroni». Ha le idee chiare il coordinatore romano di Forza Italia, Giampaolo Sodano, e non esita a dichiararle. Se Totò, in un suo vecchio film si chiedeva se «siamo uomini o caporali», la domanda che Sodano ha posto ieri in una conferenza stampa sulla «Qualità della vita a Roma» è stata se i romani si sentono sudditi o cittadini. Il film di Totò lasciava il punto interrogativo, Sodano invece una risposta la dà. «Siamo sudditi, chiaramente sudditi, alla corte del sindaco Veltroni. Sudditi di un’amministrazione che elargisce i servizi e non li riconosce come diritti. Ma i romani questi servizi li pagano profumatamente, quindi perché far sì che sembrino concessi dall’alto del Campidoglio?».
La riunione, a cui erano presenti, fra gli altri, anche l’onorevole azzurro Raniero Benedetto, assessore all’Edilizia pubblica ai tempi del sindaco Carlo Giulio Argan e il professor Giovanni Gregari, è il seguito ideale della conferenza sui «Mali di Roma», tenutasi qualche tempo fa e presentata dallo stesso coordinatore. «E la cosa non è casuale - puntualizza Sodano -. Abbiamo notato che tutti i mali della città alla fine riconducevano al fatto che vi è stato un decadimento della qualità della vita dei cittadini, che ormai vivono le difficoltà, che incontrano quotidianamente, come un qualcosa di cronico. Non si ribellano più. Come se il loro fosse un pegno da pagare per il fatto di abitare nella capitale d’Italia. Vivono in maniera passiva».
Da un lato quindi i romani mancano di consapevolezza, ma dall’altro c’è l’incapacità dell’amministrazione di gestire una città con più di 3 milioni abitanti. «La soluzione al problema del traffico, ad esempio - spiega Benedetto - non può essere il semplice ricorso al mezzo pubblico, come ha detto Veltroni qualche giorno fa a Milano, invitando i romani a cambiare mentalità». «L’automobile è una conquista, un diritto inalienabile - continua il parlamentare -. Io devo rinunciare a questa conquista e cambiare mentalità, solo perché l’amministrazione non è in grado di affrontare il problema dei trasporti? La libertà individuale di spostarsi e muoversi per la città è un diritto inalienabile, che deve essere garantito a ogni cittadino». L’ingegner Gregori una soluzione al problema traffico l’avrebbe: «Molto più rapido ed economico che il non costruire nuove linee di metropolitane (che il Comune sta lentamente attuando, ndr) sarebbe il costruire un anello di metropolitana di superficie, ad esempio una monorotaia sopraelevata, all’altezza del Gra o più fuori». «Bisognerebbe poi prolungare le linee di metropolitane già esistenti fino a incrociare detto anello - continua Gregori -. A quel punto si dovrebbe procedere alla costruzione di grandi parcheggi di scambio in corrispondenza di tali incroci, parcheggi controllati da videocamere per ovviare alla microcriminalità». E che dire inoltre dell’emergenza rifiuti? «Proprio domenica Veltroni ha annunciato che saranno cambiati 20mila cassonetti - fa notare Sodano - ma oggi ne sono fruibili sono la metà». I problemi ci sono, alcune soluzioni si potrebbero trovare, ma il punto, secondo Giacomo Vizzani, consigliere comunale di An è che «difficilmente qualcuno parla delle cose che non vanno, di cosa bisogna fare per migliorare questa città». Vizzani, per spiegare le cose che non vanno, ricorre a una storiella: «Un uomo ormai morto deve scegliere fra l’inferno tedesco e quello italiano. Entrambi hanno case vecchie, fustigatori, chiodi sul pavimento. Ma l’uomo sceglie quello italiano». «Il motivo è semplice - continua Vizzani -. È che nell’inferno italiano i fustigatori ogni tanto non lavorano e i chiodi spesso mancano». «Ma queste cose i romani non le dicono più. Le vivono e basta.

Vivono in silenzio le okkupazioni, le manifestazioni di protesta, che bloccano sempre la città, le buche per strada. Queste sono le cose che non vanno e di cui bisognerebbe parlare», conclude il consigliere. Qualcuno ha cominciato a farlo. E chissà che serva per essere considerati, finalmente, cittadini.

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